«Un grande rimorso, per quelle tre vite. Chiedo scusa a tutti»

Il papà di Davide, che era alla guida, si rivolge ai genitori degli altri giovani. «C’era una nebbia fitta, mio figlio aveva fatto tante volte quella strada». Martedì i funerali

TORRE DI MOSTO. «Vogliamo capire cosa sia successo. Personalmente ne avrei piacere, anche perché ho un grosso rimorso verso le altre famiglie. Gli ho chiesto scusa tantissime volte, anche se da parte degli altri genitori non ho ricevuto finora alcuna pressione». È distrutto dal dolore Walter Antoniazzi, il papà di Davide, il 21enne che nella notte tra venerdì e sabato guidava l’Alfa Giulietta finita capovolta nel canale Condulmer, in territorio di San Stino. Il drammatico incidente non ha lasciato scampo a Davide, ma neppure ai due amici che si trovavano in auto con lui: Andrea Pagotto (31 anni) e Riccardo Rado, di 24 anni. Tutti e tre i ragazzi erano residenti a Torre di Mosto. La fuoriuscita autonoma è avvenuta all’altezza dell’incrocio tra via dei Pioppi, via Caorle e via Condulmer, in località Sette Sorelle.

Walter Antoniazzi non riesce a darsi una ragione di quanto accaduto. Suo figlio Davide conosceva benissimo quella strada che porta verso Caorle, ma stavolta a tradire i tre giovani potrebbe essere stata la nebbia. «La causa di morte non è l’annegamento, ma i ragazzi sono morti sul colpo nell’impatto. Sulla zona gravava una fitta nebbia», prova a ricostruire Walter Antoniazzi, «delle persone che sono passate di lì tra le 2 e le 2.30 hanno riferito che c’era nebbia».

In condizioni di visibilità ottimali, l’incrocio si vede a una certa distanza. Ma con la nebbia la situazione è diversa. Le indagini, peraltro, dovranno appurare se l’illuminazione dell’incrocio funzionasse correttamente o meno. «Quella strada Davide la conosceva benissimo», prosegue papà Walter, «per un anno aveva avuto una fidanzata a Caorle e aveva iniziato a frequentare quella località sia d’estate che d’inverno, anche con il motorino. Aveva lavorato per due volte come stagionale. Quella strada, insomma, l’aveva percorsa centinaia di volte». Stavolta, però, la nebbia potrebbe aver ingannato i tre giovani. Peraltro quel tatto di strada già in passato è stato teatro di altri incidenti. «Bisogna che qualcuno pensi di intervenire. Cosa dobbiamo aspettare? Che vi muoia qualcuno dei nostri politici, perché si faccia qualcosa?», aggiunge Walter Antoniazzi.

Tragedia di San Stino, martedì i funerali dei tre ragazzi

Nella loro casa di via Donatori del Sangue ieri è proseguito il mesto pellegrinaggio di parenti e amici. Lo stesso nelle abitazioni delle famiglie Pagotto e Rado, quest’ultima peraltro residente anch’essa in via Donatori del Sangue. «Davide e Riccardo fin da bambini hanno sempre giocato insieme, nel campetto dietro casa», ricorda Walter Antoniazzi. Davide, che lavorava come cuoco presso l’azienda di catering City Service, avrebbe concluso giovedì il suo contratto a tempo determinato. Ma, per la stagione estiva, aveva già trovato lavoro alla pizzeria “La Gondola” di Caorle, dove aveva già avuto modo di farsi apprezzare in passato. E lì, si è saputo, sarebbe probabilmente andato a lavorare anche Riccardo. «Erano felici di fare la stagione insieme», conclude Walter Antoniazzi. Ma il tragico destino per loro e per Andrea ha scelto diversamente.

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