«Un funerale unico. Pensiamo ai figli»

La famiglia di Sabrina cerca di lenire lo smarrimento dopo la tragedia. «Due cerimonie creerebbero altro dolore»
MARGHERA. Si può dimenticare l’orrore? Si può mettere una pietra sopra un dolore immenso coma l’omicidio di una figlia e sorella e dare vita a un ultimo, grande gesto d’amore come quello di celebrare un funerale comune?


«Sì, si può, per lenire il dolore dei figli di Luigi e Sabrina». Lo dice con la voce rotta dall’emozione, Maurizio, fratello di Sabrina Panzonato la donna assassinata dal marito, l’ispettore di polizia Luigi Nocco, che poi si è suicidato in via Trieste a Dogaletto di Mira, sparandosi alla tempia.


Maurizio si trova a Marghera, nella casa dei genitori ottantenni Gino e Maria Luisa, che non hanno più lacrime per piangere una tragedia che ritengono incomprensibile e inaccettabile. Anche per loro è stato un colpo durissimo, un lutto che difficilmente riusciranno a superare. Proprio i nonni si trovavano al mare con i nipoti, al momento della tragedia.


«Vorremmo che possa essere celebrato un funerale unico magari nella chiesa di Marghera, un funerale che veda insieme per l’ultima volta Luigi e Sabrina», spiega Maurizio, «un gesto d’amore che pensiamo di fare per non creare ulteriore dolore e angoscia. Ci stiamo organizzando, vedremo se questa cosa potrà essere realizzata».


Maurizio racconta lo smarrimento di tutta la famiglia di fronte a quello che è capitato. «È un dolore immenso», dice il fratello di Sabrina, «Non riusciamo a capire cosa possa aver spinto Luigi che era una persona mite, benvoluto da tutti in famiglia, un bravissimo papà, a fare quello che ha fatto. In un momento è stata distrutta la vita di tante persone».


Poi la voglia di andare avanti di guardare il futuro. «Stiamo cercando di organizzare se sarà possibile questo funerale comune», spiega Maurizio. «Fare due funerali separati creerebbe altro dolore».


Probabilmente l’ultimo saluto sarà a Marghera. «Vogliamo che Sabrina “torni a casa”», conclude il fratello della donna assassinata, «nel quartiere in cui è originaria e proprio per questo vogliamo che l’estremo saluto sia qui. Credo che sia una cosa possibile».


Intanto, anche una zia di Sabrina che in questi giorni ha aiutato la coppia di ottantenni a far fronte a tutto, al ciclone che ha investito la famiglia, non ha parole di odio per Luigi Nocco. «Era un tesoro di marito e padre», spiega la donna, «Mai una lite, non era mai stato un violento. Quello che ci chiediamo è cosa possa essere passato nella sua testa in quei momenti. Ci chiediamo se potesse essere aiutato».


Anche sul fatto che tenesse una pistola in casa, nessuno si era mai preoccupato. «Teneva la pistola perché faceva parte del suo lavoro», dice la zia di Sabrina con la voce rotta dal dolore, «Sabrina non ne era assolutamente preoccupata».


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