«Un dolore da rispettare»

San Stino. Il ragazzo suicida, il parroco invita al silenzio

SAN STINO. Sono gentili, ma evitano di parlare i familiari più stretti di Leonardo Fingolo, che avrebbe compiuto 22 anni fra tre settimane, che si è ucciso dopo aver annunciato il tragico gesto su Facebook. Il giovane abitava nel centro di San Stino, quando non era impegnato all’Università di Padova, con il padre, la madre, due sorelle e un fratello minore.

Sono tutti comprensibilmente sconvolti. Per tutti quello del ragazzo è stato un gesto inaspettato. Chissà se aveva dato dei segnali dei suoi pensieri, delle sue intenzioni. La famiglia di Leonardo è molto stimata da tutti nella cittadina del Livenza. I genitori di Leo sono entrambi impegnati al lavoro, le sorelle e il fratello nello studio. I ragazzi sono descritti come giovani che danno grandi soddisfazioni ai loro genitori. La sensazione di vuoto che Leonardo deve avere provato in quella fredda stanza a pochi passi dalla sede dell’antico ateneo patavino lo ha inghiottito per sempre nel buio. Sarebbero stati i coinquilini a dare l’allarme. Lo avevano cercato, non trovandolo, per gli auguri di Capodanno. Magari, con un invito a una festa, Leo si sarebbe salvato. Questo significa che la morte potrebbe risalire addirittura al 1° gennaio. Su questo sono in corso indagini.

Il parroco di San Stino, don Alberto Arcicasa, è qui da poco. Fino a pochi mesi fa, infatti, era parroco sulla Pedemontana pordenonese, ad Aviano. Quello che trasmette, con le sue parole, sembra lo specchio della famiglia del ragazzo: «La mia posizione in questo momento», ha dichiarato il sacerdote, «è quella di riservatezza e di silenzio. Soprattutto in segno di rispetto. In questo momento di dolore occorre rispetto. Anzi, meno si scrive e meglio è». La data dei funerali deve ancora essere fissata. (r.p.)

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