«Un disastro: è dura, ma ripartiremo»

Il titolare Renato Boldrin stremato dalla fatica: «Grazie a tutti per aver salvato le vacche, da soli non ce la potevamo fare»
Di Filippo De Gaspari

MIRANO. Squadre di vigili del fuoco al lavoro anche ieri per spegnere il rogo che ha devastato l’azienda agricola Boldrin di via Olmo. Per tutta la notte i pompieri hanno fatto la spola tra Mira e Mestre e la stalla dove lunedì pomeriggio è divampato il furioso incendio che ha provocato danni ingenti e la morte di alcuni animali. Il bilancio aggiornato parla di 17 vacche morte, altre sono rimaste ferite o intossicate e potrebbero non farcela a sopravvivere.

Poteva essere un’ecatombe e i Boldrin possono pensare di ripartire proprio dal loro allevamento, grazie alla prontezza di riflessi degli addetti e della gente del posto che ha permesso alle vacche di uscire prima che all’interno della stalla si scatenasse l’inferno. «È un disastro», afferma quasi in lacrime e stremato dal lavoro di una notte, Renato Boldrin, oggi titolare insieme al fratello Pierantonio dell’azienda agricola di famiglia: «Ma ci dà la forza di andare avanti il grande aiuto che abbiamo ricevuto e che stiamo ancora ricevendo da tanta gente. Grazie, grazie veramente a tutti per averci salvato le vacche e darci una mano a ricominciare. Senza di loro non ce la potremmo fare».

Circa 300 i capi di bestiame in fuga, poi recuperati da vicini e residenti della via. Il lavoro, nelle ore successive allo scoppio dell’incendio, è stato incessante: ci sono volute oltre venti ore per spegnere le fiamme, altre per smassare il materiale ridotto in cenere e bonificare ciò che è rimasto del capannone agricolo. Oltre ai vigili del fuoco hanno operato sul posto anche alcuni agricoltori, che hanno raggiunto il piazzale della stalla dei Boldrin con le loro macchine, per spostare il materiale, a titolo gratuito e volontario.

Ieri, all’alba, restavano ancora da spegnere gli ultimi focolai, mentre il fumo, denso, acre, ha continuato a levarsi dalla campagna ai confini tra Mirano e Spinea per tutta la giornata. Operazioni che hanno richiesto un ulteriore surplus di lavoro dopo che già lunedì i vigili del fuoco avevano combattuto ore contro la furia delle fiamme, alimentate dal gran caldo e dal fieno ammassato nella stalla. Ancora difficile, in queste condizioni, fare una stima dei danni, che sono comunque ingenti: alcune centinaia di migliaia di euro, ma i periti potranno mettersi al lavoro solo dopo che i vigili del fuoco avranno lasciato campo libero.

Oltre ai capi di bestiame, il rogo si è portato via in poche ore un carro miscelatore, due trattori, un silos e l’intera copertura del capannone, oltre ad attrezzi vari e rotoballe di fieno. La parte retrostante del capannone, adibita a fienile, è andata completamente distrutta, la stalla invece risulta danneggiata, la copertura e le pareti deformate o collassate dopo essere rimaste esposte ore a temperature elevatissime. Le cause dell’incendio, ormai è certo, sono accidentali: i titolari dell’azienda lo hanno praticamente visto divampare sotto i loro occhi. «Eravamo in tre, stavamo insilando il foraggio per gli animali», racconta Pierantonio, «dev’essere partita una scintilla dal macchinario e subito c’è stata una fiammata alta, che poi ha strisciato lungo il tetto del capannone. Abbiamo provato a spegnerla con gli estintori, ma era già fuori controllo. Ora è dura, durissima».

La voglia di ripartire, però, non manca: in azienda ci si è subito rimboccati le maniche. La sera stessa del rogo i bovini rimasti senza un tetto sono stati radunati in un recinto provvisorio, realizzato con reti da cantiere. Una trentina di vacche hanno potuto essere munte subito, le altre sono state “passate” ieri mattina, utilizzando l’impianto di mungitura risparmiato dalle fiamme. Per i bovini che non ce l’hanno fatta è rimasta solo la triste, ma necessaria, procedura di smaltimento delle carcasse, caricate su un camion con una gru e portate via.

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