Un direttore di banca a processo per truffa

Rinviato a giudizio anche un funzionario della filiale Unicredit del Lido Sono accusati di aver sottratto oltre 15 mila euro dal conto corrente di un cliente

LIDO

Il direttore della filiale Unicredit del Lido e un funzionario della stessa agenzia bancaria saranno processati per truffa, sostituzione di persona e falso il 7 febbraio dal giudice monocratico di Mestre. A denunciarli un cliente lidense della banca, il quale sospetta abbiano fatto sparire dai suo conti correnti poco più di quindicimila euro tra aprile 2008 e maggio dell’anno seguente. Il pubblico ministero Paola Tonini , nei giorni scorsi, ha disposto la citazione diretta a giudizio di Antonio Palladini di Venezia e di Filippo Gasparoni del Lido. Per evitare il processo in aula, i due indagati potranno, attraverso i loro difensori, chiedere di patteggiare la pena, cercando un accordo con la rappresentante della Procura, o farsi giudicare con il rito abbreviato, in modo in entrambi i casi di avere uno sconto di un terzo sulla condanna finale.

Non certo tutti si sarebbero accorti di quello che i due sono accusati di aver architettato e di aver messo in atto, ma G.B. prestava sempre grande attenzione agli estratti conto che la sua banca gli inviava. E proprio controllando la documentazione, il cliente si è accorto che l’8 aprile 2008 c’era un prelievo di diecimila euro che non gli tornava. Ma non era l’unico: c’erano poi quelli del 5 e del 30 maggio, del 12 e del 18 giugno dello stesso anno per una cifra complessiva di 5450 euro. Insomma, in tutto poco più di quindicimila euro di cui non sapeva capacitarsi, di cui non si ricordava di aver ritirato allo sportello. Tra l’altro non si trattava di cifre da poco. Così, ne aveva chiesto conto prima al suo consulente, il «personal banking» che per G.B. teneva anche il dossier titoli.

Ma le stranezze non erano finite: il 18 agosto 2008, infatti, il cliente si era accorto che erano stati venduti Bot in suo possesso per diecimila euro, soldi finiti sul suo conto corrente in questo caso. Certo di non aver dato alcun ordine in questo senso, alla fine si era rivolto all’avvocato Augusto Palese e con lui ha scritto la denuncia. Stando alle accuse, di cui Gasparoni e Palladini devono rispondere, avrebbero fatto firmare al cliente ben cinque distinte di prelevamento senza che lui se ne accorgesse in cinque giorni diversi, mettendogli i documenti assieme ad altri. Mentre avrebbero falsificato, secondo una perizia grafica, la firma di G.B. per l’ordine di vendita dei Bot. Si sarebbero appropriati dei 15450 euro, mentre i diecimila euro ricavati dai Bot li avrebbero immessi nel conto corrente del cliente, dopo le sue prime rimostranze, per fare in modo che l’ammanco non fosse così evidente.

Giorgio Cecchetti

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