Un detenuto a “colloquio” con il proprio cagnolino
VENEZIA. Anche a Santa Maria Maggiore, come è accaduto in altre carceri, un detenuto ha potuto rivedere il proprio cane. Insomma, gli è stato concesso un «colloquio» con la bestia che evidentemente ama. Ma il veneziano M.Z., in carcere per una rapina ad un supermercato da un anno e dieci mesi, è rimasto deluso e con una lettera a la Nuovaracconta perché. «Ho fatto tante domande scritte, alla direttrice, al comandante della Polizia penitenziaria, al brigadiere e all’ispettore», scrive, «sono stato più volte a colloquio con il garante dei detenuti, dopo cinque-sei mesi la direttrice mi ha risposto che dovevo portarle i certificati di salute e delle vaccinazioni del cane, che ho consegnato. Poi ho aspettato un altro mese e mezzo e finalmente ho avuto il colloquio».
Ma M. non è rimasto contento, soprattutto dopo la trafila che ha dovuto sopportare: «La sera prima che mi preparo a vedere il mio cane il brigadiere mi dice che il colloquio durerà al massimo dieci-quindici minuti, poi un altro brigadiere mi informa che il cane dovrà stare al guinzaglio e con la museruola». Ma è andata ancora peggio: «Il colloquio con il mio cagnolino», spiega, «che è un beagle è poi durato pochissimi. Io posso capire la preoccupazione degli agenti, che temono possa morsicare, ma io lo volevo vedere senza museruola, così mi poteva abbaiare, mi poteva ascoltare quando parlavo, mi poteva fare le feste. Invece mi ha sì riconosciuto, ma era più interessato a cercare di togliersi la museruola anche perché non è abituato a portarla».
Inoltre, M.Z. riferisce che l’incontro è avvenuto la domenica «perché in questo modo il cane non crea scompiglio e fastidi nel parlatorio, visto che negli altri giorni ci sono i detenuti che hanno i colloqui con i loro cari. Comunque - prosegue - mi aspettavo un po’ più di tempo a mia disposizione. Io lo attendevo purtroppo per niente perché il cane non mi ha fatto le feste, ma sono contento di averlo visto e sono nello stesso tempo deluso e rammaricato dopo tutti quei mesi in attesa del colloquio». M.T. giudica quello che ha subito un ’ingiustizia, ma quello che aveva chiesto, in fondo, lo ha ottenuto anche se non nelle condizioni migliori. Lui chiede di poterlo riprovare in una situazione meno stressante per il suo beagle, in modo che possa prestare attenzione al suo padrone. In fondo, la pena che i detenuti devono scontare è quella di perdere la libertà e non è previsto che debbano perdere dignità, affetti e tutto il resto. Chissà che con le sue insistenze e il nostro aiuto M.T. riesca a farcela.
©RIPRODUZIONE RISERVATA
Riproduzione riservata © La Nuova Venezia