Un cortocircuito la causa del rogo al centro islamico
Spinea. L’incendio ha distrutto solo una parte del capannone di via Negrelli sede dell’associazione Salam. Esclusa l’origine dolosa. La solidarietà del sindaco
SPINEA. Un cortocircuito originato con tutta probabilità dall’impianto elettrico delle luci e da una serie di prolunghe che hanno fatto scoccare la scintilla. È questa la causa che ha fatto scattare l’incendio che venerdì sera attorno alle 22 si è mangiato una parte dei capannoni di via Negrelli, dove si trovano strutture adibite a diverse attività, tra cui anche la moschea di Spinea, legata all’associazione Salam Onlus, che da qualche anno si ritrova a pregare nella zona. Un’associazione integrata con il tessuto sociale e civile, che organizza diverse iniziative, sempre molto presente nella vita della città.
È proprio dal centro islamico che si è originato il rogo che poi ha intaccato anche l’azienda vicina correndo lungo le intercapedini. Danni ingenti, visto che metà della struttura sarà da rimettere a nuovo e la spesa si stima in migliaia di euro.
I vigili del fuoco sono usciti dalla sede provinciale di Mestre alle 21.36 e sono rientrati alle 3 del mattino passate: per spegnere le fiamme sono state necessarie l’autoscala e l’autobotte. Cinque ore e mezza per avere ragione delle fiamme. Stando alle verifiche dei pompieri, a causare il corto potrebbero essere state verosimilmente una serie di prolunghe che sono state realizzate nella parte elettrica e che correvano lungo i muri. Anche su questa partita sarà necessario un approfondimento per capire come sono stati eseguiti i lavori. In ogni caso, per prima cosa è stato escluso il dolo e dunque la possibilità che qualcuno avesse voluto danneggiare la comunità. Una parte dello stabile è agibile, una parte non lo è, ma non è stato, in ogni caso, sequestrato. Del fatto è stato informato il pubblico ministero di turno, Fabrizio Celenza, che non ha ritenuto di sequestrare il capannone tenuto conto che i primi accertamenti hanno escluso l’origine dolosa del rogo.
L’associazione Salam è assicurata così come il proprietario dei capannoni, che come spesso accade vengono affittati alle comunità che si ritrovano a pregare e che per pagare l’affitto si autotassano.
«Il corto è probabilmente partito dalle luci», spiega Hamid Blaouali, l’imam, «adesso dobbiamo pensare a riparare i danni, dai tappeti che si sono rovinati ai muri anneriti, a tutto il resto. Venerdì sera la moschea era chiusa, nessuno si trovava più all’interno, ma un fedele che era fuori dal centro ha sentito un botto e mi ha subito contattato, così sono accorso».
Il resto è cronaca. Per fortuna nessun ferito, e per fortuna le fiamme non hanno intaccato le abitazioni, anche se hanno comunque danneggiato lo stabile vicino. «I danni sono tanti», conferma Sanad El Ghanami, dell’associazione marocchina per lo sviluppo di Mirano che fa a capo a via Negrelli, «prima di ogni cosa lunedì ci attende l’assicurazione. Siamo assicurati sia noi come associazione, sia il proprietario del capannone, che ieri ci ha tranquillizzato. Probabilmente, anche se le indagini non sono terminate, si è trattato di un cortocircuito dell’impianto elettrico che ha colpito una parte del muro e il tetto. L’incendio si è originato dalla nostra sede, poi ha però invaso anche il capannone dell’azienda a fianco, che ha subìto dei danni, e anche questo ci preoccupa. I danni sono ingenti, dai tappeti ai muri al soffitto. Una parte, quella della sala grande dove preghiamo, non è agibile, mentre una sala più piccola, è agibile, almeno per ora. Abbiamo però dovuto sospendere tutte le attività culturali che facciamo, che sono molte, dalla scuola di italiano a quella di arabo». E ancora: «Da una parte siamo sollevati perché il proprietario ci ha rassicurato e perché siamo assicurati, dall’altra siamo ovviamente demoralizzati e tristi».
«Esprimo solidarietà alla comunità», spiega il sindaco Silvano Checchin, che venerdì sera si è subito informato se qualcuno si fosse fatto male, «cercheremo di capire come è successo, non appena mi sarà consegnato il report dei vigili del fuoco. Abbiamo un buon rapporto con la comunità, che opera anche all’interno del Tavolo della pace».
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