«Un Centro islamico, non un museo»

Per Restucci non serve un punto espositivo. Il rettore di Ca’ Foscari Carraro è pronto «a collaborare con il progetto»

Anche i due rettori delle università veneziana - sia pure con toni diversi - “aprono” alla possibilità nascita a Venezia di un centro culturale islamico con annesso museo o parte espositiva, che tanto sta facendo discutere in città, dopo che il presidente del Consiglio Enrico Letta ha ufficializzato da Doha il progetto a cui lavora da tempo il sindaco di Venezia Giorgio Orsoni e annunciato il possibile sostegno economico all’iniziativa dell’emiro del Qatar, con il ricchissimo stato arabo che si è già messo in fila da un paio d’anni anche per aprire un proprio padiglione alla Biennale. «Nell'ottica di una stretta e sempre disponibile collaborazione con il Comune, di un'apertura verso la città - spiega il rettore di Ca' Foscari, Carlo Carraro - Ca' Foscari non può che accogliere con favore questo progetto. Per storia, tradizione e competenze l'ateneo è sicuramente disponibile a verificare possibili collaborazioni e opportunità di studio e di ricerca rispetto a un ambito storico, culturale, linguistico, politico e sociale nel quale ha competenze d'eccellenza».

«Questa del museo di arte islamica - commenta invece il rettore dell’Iuav Amerigo Restucci - mi sembra una proposta calata dall’alto sulla città. Oltretutto la scelta per ospitarlo di un edificio come il Palazzo delle Pescherie di Rialto, contraddice l’identità stessa dell’area realtina e sembra un coniglio estratto dal cappello a cilindro all’ultimo momento. Diverso il discorso se, invece che a un museo, si pensi a un vero centro di produzione e scambio culturale con l’arte e la società islamica, e allora c’è già un modello sperimentato con successo, ed è il centro studi di storia dell’architettura e della città bizantina, araba e ottomana, che il professor Ennio Concina fondò alcuni anni fa proprio all’interno dell’Iuav. Il Centro poi non proseguì la sua attività anche perché Concina su spostò a Ca’ Foscari, ma è questo il taglio che un’istituizione di questo tipo potrebbe avere utilmente per la città, guardando al Mediterraneo orientale. Un nuovo museo di arte islamica fine a se stesso non servirebbe invece a gran ché».

Intanto anche il segretario di Stato del Vaticano, monsignor Pietro Parolin, non boccia la proposta lanciata dal premier, Enrico Letta, di un museo islamico a Venezia. «Penso di sì», ha detto proprio ieri, a margine di un’inaugurazione di una struttura Caritas a Marghera. Infatti, Parolin ha spiegato che «da parte nostra c’è apertura e rispetto per tutto quello che viene dalle altre religioni e nello stesso tempo chiediamo che questo rispetto sia anche per i cristiani che vivono in quei paesi».E arriva ora anche la proposta di realizzare il nuovo museo di arte islamica, non a Rialto, ma sull’isola lagunare di San Francesco del Deserto. A proporlo, con un’interrogazione presentata all’assessore ai Lavori Pubblici Alessandro Maggioni, è il consigliere comunale della Federazione della Sinistra Sebastiano Bonzio. Egli ricorda come sull’isola siano già stati investiti 27 milioni di euro per realizzare quel museo archeologico della città di Venezia che non hai mai visto la luce. Denunciando lo stato di abbandono di San Francesco del Deserto Bonzio chiede all’assessore «se non ritenga utile proporre all’Amministrazione di realizzare nell’isola, assieme al progetto iniziale del “Museo della Città di Venezia”, anche il Museo dell’Islam , per unire sforzi economici e competenze affinché i 27 milioni di euro investiti finora non siano serviti solo ad arricchire le imprese edili che vi hanno lavorato ma servano anche ad arricchire la cultura della collettività».

Enrico Tantucci

©RIPRODUZIONE RISERVATA

Riproduzione riservata © La Nuova Venezia