«Un centro culturale aperto alla città Entrino i Ministeri»
«È come se lei avesse un quadro di Tiziano in casa: certo, appartiene a lei, ma non può farci quel che vuole, non può disegnare dei baffi sulla tela perché quel quadro appartiene a tutti, al mondo, e non solo a lei. Per l’Arsenale di Venezia vale lo stesso: molti veneziani non si rendono conto di avere il più antico e importante Arsenale del mondo in casa, un patrimonio che va salvaguardato e aperto». È questa la premessa con cui il vicepresidente di Italia Nostra, Paolo Lanapoppi, entra nel dibattito sul futuro dell’Arsenale per il quale - dice Ca’ Farsetti - non ci sono soldi e quindi non ci sono progetti.
Lanapoppi, non ci sono soldi e progetti per il futuro dell’Arsenale?
«A dire il vero un progetto ci sarebbe, ed è quello tracciato dal Forum futuro Arsenale nel volume pubblicato ormai due anni fa in cui, con il contributo di molti esperti, si immaginava un futuro per quest’area che, prima di tutto, deve conservare il suo ruolo di testimonianza storica».
Quindi l’Arsenale come un museo?
«Non un museo in senso stretto, ma un grande centro culturale attivo e aperto alla città dove potrebbero trovare spazio un centro studi sulla navigazione, una biblioteca specializzata, ma anche attività come il centro per la metallurgia storica. Il lavoro fatto dal forum era prezioso proprio per questo, perché indicava per ogni spazio una possibile attività, tra mestieri tradizionali, cantieristica navale minore e non - quest’ultima nei bacini di carenaggio - sviluppo del museo del mare con le imbarcazioni in acqua, e apertura alla città».
Cosa intende esattamente per apertura alla città?
«L’Arsenale non deve essere solo accessibile ma anche, per entrare veramente nel tessuto della città, attraversabile. Oggi si entra e poi si torna indietro. Il forum delle associazioni aveva immaginato un percorso con l’accesso dalla Celestia e uscita al giardino delle Vergini o attraverso la porta monumentale, in campo dell’Arsenale, anche se quest’ultima opzione non è gradita alla Marina militare, con la quale però si può discutere».
Abbiamo parlato dei progetti. E i soldi?
«Un po’ di soldi arriverebbero dall’affitto degli spazi alla Biennale, dall’attività dei bacini di carenaggio, da istituzioni internazionali e università che potrebbero essere interessate a realizzare qui i loro centri di ricerca».
L’ex sindaco Orsoni, per trovare le risorse, aveva immaginato di valorizzare alcune porzioni.
«L’idea dell’ex sindaco Orsoni era di metterlo in mano a esperti immobiliaristi e di cederlo ai migliori offerenti per fare cassa ma non è che se l’Arsenale non produce soldi allora non produce nulla. L’Arsenale è un produttore di cultura e come città di Venezia abbiamo una responsabilità, per la sua conservazione e manutenzione, davanti agli occhi del mondo».
A chi dovrebbe essere affidata la gestione e lo sviluppo dell’Arsenale?
«Credo, ma questa è un’opinione personale, che la gestione debba andare a un soggetto indipendente, ad esempio una fondazione, in cui siano rappresentati, oltre al Comune, il ministero della Cultura, il ministero dell’Ambiente. Lo sviluppo dell’Arsenale non può rimanere solo nelle mani di amministrazioni comunali soggette alle elezioni e quindi mutevoli».
©RIPRODUZIONE RISERVATA
Riproduzione riservata © La Nuova Venezia