Un bosco fitto sotto la città indagine sulle fondazioni lignee

Oggi a palazzo Ducale i risultati dell’indagine sui milioni di pali che sostengono Venezia. Rilievi del Cnr e dell’Università. Campostrini: «La base tiene se non si modifica l’ambiente naturale»
Di Alberto Vitucci
Demanio: Veduta dall'alto verso le isole di San Michele e di Murano. In basso a destra le cupole della Basilica di San Marco. ©ÊAndrea MEROLA
Demanio: Veduta dall'alto verso le isole di San Michele e di Murano. In basso a destra le cupole della Basilica di San Marco. ©ÊAndrea MEROLA

Una città costruita su milioni di pali in legno che stanno sott’acqua, appoggiati sul caranto. Pali, tavolati e la pietra d’Istria che sostiene le fondamenta dei palazzi. Un sistema unico al mondo, meraviglia della tecnica inventata dai veneziani più di mille anni fa. Quanto dureranno questi pali? Una domanda a cui si tenta di dare risposta con nuovi studi sulla “tenuta” del sottosuolo veneziano. Un’indagine finanziata dal Corila, il Consorzio per la ricerca universitaria, viene presentata stamattina in un convegno a palazzo Ducale, Sala del Piovego. «Il sistema delle fondazioni lignee» il titolo del convegno, a cui partecipano ricercatori del Cnr e dell’Università Ca’ Foscari, della Soprintendenza e del Comune. Si sono analizzati per mesi i pali di fondazione degli edifici approfittando di alcuni cantieri aperti da Insula e dalla Soprintendenza. «Il risultato», sintetizza il direttore del Corila Pierpaolo Campostrini, «è che in generale il sistema tiene. La durabilità dei pali in legno non è eterna ma quasi, se non si modificano le condizioni dove il materiale si trova sott’acqua».

In mesi di indagini il Dipartimento di Scienze ambientali dell’Università di Venezia insieme al Cnr Ivalsa (Istituto per la valorizzazione del legno e delle specie arboree) con l’Istituto di ingegneria dell’Università di Padova, ha condotto analisi sul comportamento chimico-fisico e microbiologico e sugli interventi di consolidamento degli edifici. Si è verificato che spesso interventi sbagliati e fondati sull’uso massiccio del cemento e del calcestruzzo possono irrigidire le fondamenta e in parte compromettere la stabilità degli edifici. Che sono tenuti in piedi, ricordano gli studiosi, proprio da quel delicato equilibrio tra acqua, legno e terra. Un lavoro che dovrebbe secondo i suoi promotori produrre adesso una sorta di protocollo operativo. Su tutto ciò che è possibile e non è possibile fare sulle fondazioni veneziane. Una strada intrapresa molti anni fa dall’Associazione degli architetti veneziani, che per prima aveva lanciato l’allarme su pratiche diffuse di “cementificazione” del sottosuolo veneziano, allora per le direttive imposte dalla legge sulle nuove fosse settiche. Per creare le vasche si irrigidiva l’elastico sottosuolo veneziano fondato sul legno, provocando cedimenti e crepe sugli edifici. Ore l’indagine che fa il punto sullo stato di salute degli edifici costruiti sull’acqua. Partecipano al convegno (Sala del Piovego, dalle 15 alle 18.30) la soprintendente Emanuela Carpani e il segretario regionale del ministero Renata Codello, l’assessore all’Edilizia Massimiliano De Martin, Benedetto Pizzo e Nicola Macchioni (Cnr), Paolo Simonini (Università di Padova), Guido Biscontin (Ca’ Foscari).

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