Un bar con i libri invece delle slot: "Ho visto troppe persone rovinarsi la vita con il gioco"
CALTANA. Stanco di vedere i clienti andare in rovina, toglie dal suo bar le slot machine e posiziona al loro posto un book-sharing. Libri per tutti al Cafè 74 di Caltana, in via Gorgo, vicino alla macelleria Sabbadin. Qui il gioco d’azzardo è diventato gioco di scambio: lasci un libro, ne prendi un altro. Non costa nulla e se diventa una malattia, c’è solo da guadagnarci. Cultura antidoto alla ludopatia, pagine di narrativa contro pagine di drammi vissuti dietro il bancone dal titolare, Alessio Simonato, quando gestiva un precedente locale, a Oriago: «Lì ho visto persone rovinarsi davvero la vita», racconta, «famiglie dividersi, marito e moglie separarsi per colpa della febbre da gioco. Un cliente era arrivato a chiedermi soldi in prestito perché aveva sperperato tutto ai videopoker e non aveva più il denaro per compare il latte al bambino. Avevo cinque slot e incassi niente male, ma non potevo più sopportare di vedere i miei clienti scendere nel baratro ogni giorno di più».
Simonato ha poi chiuso quell’attività e, passato un periodo di tempo, è tornato dietro al bancone: un locale più piccolo, stavolta a Caltana, nuova clientela, soprattutto nuove scommesse. Ma stavolta non di gioco. Alessio ha deciso di rinunciare ai videopoker: il locale che ha rilevato ne teneva due e lui le ha subito eliminate, ancor prima di aprire, un anno e mezzo fa. Poi, da una settimana, ecco la novità: “Prendi un libro, lascia un libro”. Ora chi entra al Cafè 74, può ordinare il suo caffè con brioche o la classica “ombra” e lasciare nel frattempo sullo scaffale in entrata un libro, prendendone un altro da leggere. Una sorta di biblioteca, ovviamente gratuita, per mettere in circolo cultura e vita. E di drammatico lasciare solo le trame di alcuni noir a disposizione. «Voglio un locale pulito», spiega Alessio, «è vero, anche se non come in passato, un paio di slot aiutano gli incassi e non nascondo che forse avrebbero fatto comodo, ma perché farlo a scapito dei clienti? Ho provato, ho visto cosa succedeva e ho detto no. Avevo un sacco di libri a casa, alcuni miei, altri che mi erano stati regalati da amici e clienti e ho deciso di metterli qui».
Chi entra nel locale di Alessio può prenderne uno, portarselo a casa e leggerlo. Se ne lascia uno di suo, già letto, contribuirà ad alimentare il giro. Non costa nulla e l’unica dipendenza è quella sana voglia di ritornare a prendere un caffè, dopo qualche giorno e cercare nuovi titoli. La novità piace: in una settimana sono “spariti” già una decina di libri e non c’è consumazione più bella per un barista che, più che la legge (che non prevede per iniziative come queste né sgravi né incentivi) ha dalla sua parte “chi legge”.
Riproduzione riservata © La Nuova Venezia