Un arsenale di esplosivi in garage, parrucchiere 21enne finisce nei guai
Riccardo Stivanello trovato con 159 ordigni artigianali. Comperava il materiale sul web. Inchiesta al via dopo una rapina con sequestro di due persone
MESTRE. Nell’arsenale del parrucchiere ventunenne Riccardo Stivanello non mancava nessun tipo di materiale esplodente. In garage custodiva una vera santabarbara tra pistole, polvere pirica, fumogeni e perfino una marmotta, termine che, negli ambienti criminali, indica il manufatto utilizzato per far saltare i bancomat. Ieri mattina nella caserma dei carabinieri di Mestre è stata spiegata nel dettaglio l’operazione Handcuffs (fascette, ndr) che inizia con il sequestro di due persone lo scorso 9 aprile e si chiude sabato 22 dicembre con l’esecuzione delle misure cautelari notificate al parrucchiere 21enne di Camponogara e a Alin Ionut Borza, romeno di 29 anni di Fossò.
le misure cautelari
Il primo è stato raggiunto dall’obbligo di dimora e l’obbligo di permanenza notturna, il secondo dalla custodia cautelare in carcere. Sono accusati di sequestro di persona, rapina a mano armata, detenzione di armi, lesione aggravata e in concorso. Il romeno anche di spaccio, dato che nella sua abitazione è stata rinvenuta dell’eroina in quantità tale da ipotizzare che avesse un giro di una cinquantina di clienti a Fossò. Oltre ad armi e materiale esplodente, anche l’italiano teneva in casa quattro piante di marijuana in una serra, di cui due in avanzato stato di infiorescenza.
il sequestro
La storia della resa di conti tra spacciatori comincia il 9 aprile. Due pusher già noti alle forze dell’ordine, un gambiano conosciuto come “Mummia” di 23 anni e un italiano di origini ucraine di 30, vengono avvicinati mentre attendono il tram in via Ca’ Rossa da tre componenti della banda. I due sembra siano accusati di aver rubato una grossa quantità di marijuana a una donna italiana, anche lei spacciatrice. Minacciati con una pistola e un coltello, vengono immobilizzati con delle fascette – da qui il nome dell’operazione – privati di portafoglio e cellulare e costretti a salire su un’auto che li porta in un parcheggio vicino all’aeroporto. Qui sopraggiunge un’altra auto con tre persone a bordo, un uomo e due ragazze, inclusa la donna che li accusa del furto di marijuana. Le macchine si dirigono verso un casolare di Fossò dove gli spacciatori vengono picchiati ripetutamente e minacciati con le pistole e con i coltelli affinché confessino il furto, fatto che non avviene. Quando li rilasciano, i due chiamano il 112 e da questo momento iniziano le indagini. La pm Patrizia Ciccarese avvia le indagini e chiede le misure cautelari al gip Andrea Battistuzzi, che le concede.
l’arsenale
Sabato le misure sono state eseguite e nel contempo i carabinieri hanno proceduto con le perquisizioni. Il garage di Stivanello ha rivelato delle sorprese. All’interno i carabinieri hanno infatti trovato 159 ordigni artigianalmente confezionati o modificati per potenziare l’effetto esplosivo, per un totale di principio attivo di polvere pirica sui 50 chili. Non solo. Il giovane aveva anche due pistole utilizzate come lanciarazzi prodotte prima del 1975, quindi quando non c’era l’obbligo di immatricolazione. Il pezzo forte dell’armamentario era la marmotta utilizzata per far saltare i bancomat. Per questo la pm Paola Tonini ha disposto l’arresto di Stivanello. Nell’udienza di convalida per l’arresto in relazione all’esplosivo, la misura è stata modificata con un obbligo di dimora con divieto di uscita notturna. Davanti al gip, il parrucchiere ha sostenuto di aver ereditato i lanciarazzi. Quanto alle piantine di marijuana, invece, di coltivarle per uso personale. Agli inquirenti, Stivanello ha riferito che la fabbricazione di ordigni era per conto di un pregiudicato. Affermazione, questa, tutta da verificare. Dalle indagini risulta che prima dell’anno scorso il parrucchiere si rifornisse sul portale polacco Bombashop, poi chiuso con l’arresto dei proprietari. In seguito il giovane si sarebbe rifornito da due ditte del sud Italia che comunque non potevano dargli la merce richiesta in quanto il 21enne è sprovvisto di patentino da fochista. Stivanello vive con la famiglia che con molte probabilità era al corrente del materiale conservato in garage. Le indagini proseguiranno per capire come l’attività del giovane fosse inserita nel territorio.
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