Un appello per l’Arsenale alla città
VENEZIA. «L’Arsenale alla città». La Nuova lancia un appello al Parlamento affinchè il monumento simbolo della storia di Venezia sia restituito al Comune dopo lo «scippo» attuato con il decreto Innovazione. Un appello affinché i parlamentari di ogni colore politico si impegnino a far sì che il bene demaniale sia mantenuto nella sua unitarietà, come più volte votato all’unanimità dal Consiglio comunale. E la proprietà sia consegnata al Comune, che ne gestirà le attività nelle aree non più occupate dalla Marina Militare.
La sottoscrizione è aperta. E i primi ad appoggiare l’iniziativa sono ovviamente i protagonisti di una battaglia cominciata qualche settimana fa. Il sindaco Giorgio Orsoni, il presidente della società Arsenale spa Roberto D’Agostino, il segretario dell’associazione artigiani Gianni De Checchi. Ma anche lo scrittore Gianfranco Bettin e l’ex assessore Luana Zanella, l’urbanista Edoardo Salzano e il rettore dell’Iuav Amerigo Restucci. Ma tanti sono coloro che sostengono l’inziativa, pur non avendo ancora sottoscritto l’appello. Comitati e associazioni, personaggi della cultura veneziana, politici.
La partita adesso si sposta in Parlamento. Perché il decreto sull’Innovazione presentato dal ministro delle Infrastrutture Corrado Passera è stato firmato dal Presidente della Repubblica e dovrà essere convertito in legge entro sessanta giorni. Il sindaco Orsoni ha inviato al ministro una memoria scritta, chiedendo che le proposte del Comune siano inserite nel maxiemendamento del governo.
Proposte che si possono riassumere così: al Comune passa la proprietà di tutto l’Arsenale, ad eccezione delle aree occupate dalla Marina militare per fini sitituzionali. L’area nord – i Bacini di carenaggio e la Novissima - sarà ridata in concessione al Consorzio Venezia Nuova – che già ha una concessione dal Demanio fino al 2026 – per completare il progetto Mose. L’area monumentale a sud (Gaggiandre e Corderie) sarà data alla Biennale, mentre la Marina resterà nella parte sud, dalla Porta dei Leoni agli Squadratori. Il resto, compresa la Darsena Grande, potrà essere utilizzato dal Comune per attività culturali e manifestazioni, sul modello della Coppa America.
In questo modo, spiega il sindaco Orsoni, l’Arsenale resterà alla città, e i canoni che il Comune incasserà dall’affitto dei capannoni e delle Tese potranno essere reinvestiti per la gestione dell’area. E soprattutto, per garantirne l’apertura e la fruibilità ai cittadini.
Un tema su cui associazioni e comitati si stanno spendendo. Raccogliendo firme e chiedendo al sindaco Giorgio Orsoni di farsi carico della proposta. «Vogliamo anche discutere nel merito, di quali progetti si possano fare nell’Arsenale restituito alla città», dicono. Per far questo ci si potrà avvalere ora della società Arsenale spa, di proprietà del 51 per cento del Demanio e del 49 per cento del Comune. La spa si è installata nella restaurata Tesa 105, che diventerà il nuovo ingresso da nord dell’Arsenale. Nella Teza del Bucintoro, costruita dal Sansovino, si progetta la ricostruzione dell’ammiraglia distrutta da Napoleone. Per la Darsena recuperata alla città – che prima Agnelli el’Aga Kahn, poi il presidente della Regione Galan volevano trasformare in porticciolo per gli yacht – i progetti sono tanti. Così come per le nuove attività previste nei capannoni, di recente restaurati dal Magistrato alle Acque. Che insiste per mantenere la proprietà dell’area nord. «In caso contrario», dice il presidente Ciriaco D’Alessio, «sarebbe a rischio la prosecuzione del Mose e noi non potremmo intervenire per i restauri con fondi dello Stato».
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