Un anno ai boss dei baby mendicanti sui treni a Mestre
MESTRE. Ogni mattina, a partire dalle 7.30, almeno cinque ragazzini tra i 12 e i 15 anni salivano a bordo dei treni sulla tratta Mestre-Padova, non arrivando mai nelle stazioni principali temendo i controlli della Polfer, ed erano costretti a domandare qualche spicciolo sotto la minaccia (a parole ma anche con percosse) dei boss che gestivano l’organizzazione di baby mendicanti. Era stato proprio un gruppetto di viaggiatori che aveva segnalato la presenza di quel gruppetto di giovanissimi. Erano scattate le indagini dei carabinieri di Dolo che avevano portato all’arresto di quattro persone ed a varie denunce.
I capi dell’organizzazione sono finiti a processo davanti alla giudice monocratica Irene Casol con le accuse di violenza privata aggravata. Sul banco degli imputati erano in nove, tutti romeni residenti tra Mirano, Ponte di Brenta e Vigonza, difesi dagli avvocati Andrea Faraon, Roberta Carraro ed Ettore Santin. Nell’udienza di ieri si è concluso il procedimento: la giudice Casol ha condannato Valentin Caldararu (46 anni), Paris Misu (24) e Gheorghe Baicu (25) a dieci mesi di reclusione, con sospensione della pena, per il reato commesso tra il 27 novembre 2009 e il 30 giugno 2010. Quanto commesso da inizio 2008 al 27 novembre 2009, invece, è andato in prescrizione. Assolti per non aver commesso il fatto gli altri imputati, ovvero Marcu Caldararu (24), Ilie Baicu (20), Costinel Ramadan (42), Catalin Durac (26), Simona Baiaram (35), Gheorghita Olteanu (42). Entro 45 giorni, la giudice depositerà le motivazioni della decisione. Il pubblico ministero, al termine della sua requisitoria, aveva chiesto la condanna di tutti gli imputati a un anno e due mesi di reclusione, mentre gli avvocati difensori avevano sostenuto l’innocenza dei propri assistiti
Secondo l’imputazione, i boss gestivano l’attività dei gruppetto di ragazzini a bordo dei treni da Mestre a Padova e viceversa. I minori non potevano rifiutarsi di allungare la mano per chiedere una moneta ai pendolari, visto che i loro capi li tenevano sott’occhio e li minacciavano, in alcuni casi anche con le percosse. L’accattonaggio fruttava dai 10 ai 30 euro al giorno per ciascun ragazzo.
©RIPRODUZIONE RISERVATA
Riproduzione riservata © La Nuova Venezia