Un altro rifiuto a Nekta il Comune ha partita vinta

San Donà. Il Consiglio di Stato ha concesso la sospensiva all’amministrazione Ricorso rigettato: l’azienda voleva ampliarsi per trattare le ceneri di pirite
Di Giovanni Cagnassi

Un altro no a Nekta contro l’insediamento ai confini delle zone industriali di San Donà e Noventa. Il Consiglio di Stato dà ragione al Comune sulla vicenda dell’ampliamento dell’azienda per il trattamento di ceneri di pirite. Esultano i comitati ambientalisti, mentre è stato respinto il ricorso dell’azienda contro il provvedimento dell’amministrazione comunale di San Donà.

L’atto del Comune in sostanza negava l’inizio dei lavori di realizzazione di un impianto di recupero e trattamento di polveri di ossido di ferro e cenere di pirite nella zona industriale, al confine con il comune di Noventa. «È un risultato molto importante che dimostra come il Comune abbia vigilato sulla vicenda, rifacendosi al principio di precauzione», commenta a caldo l’assessore alle attività produttive, Luca Marusso, «auspichiamo che questo passaggio possa essere conclusivo di tutta questa vicenda».

Pur trattandosi di una decisione che attiene la sospensiva e non ancora il merito, infatti, potrebbe avere valore di fatto definitivo. La vicenda è intricata quanto burrascosa. L’azienda ha sempre confermato che l’impianto sarebbe stato in totale sicurezza e avrebbe permesso di assumere nuovi dipendenti, almeno una ventina. L’ultima fase della vicenda giudiziaria inizia lo scorso anno. Era giunta la comunicazione da parte di Nekta del proposito di iniziare i lavori per l’impianto nel territorio sandonatese. I lavori erano stati autorizzati dalla Regione nel 2012, poi bloccati per i contenziosi tra la ditta, la Provincia e i Comuni interessati. Il Comune di San Donà nel 2015 aveva negato l’inizio dei lavori sostenendo che l’autorizzazione regionale era scaduta.

Il ricorso di Nekta è stato respinto dal Tribunale amministrativo regionale il 10 marzo scorso e, in sede di sospensiva, dal Consiglio di Stato, ieri. «La motivazione in diritto dell’ordinanza è molto strutturata», spiega l’avvocato civico Eugenia Candosin, che ha rappresentato e difeso il Comune, «tanto da rappresentare un presupposto estremamente favorevole per il Comune». «Il Consiglio di Stato ha ritenuto il provvedimento del Comune perfettamente conforme alla normativa regionale e statale e applicabile alla fattispecie», aggiunge l’avvocato Candosin, «ha inoltre stabilito che nel comportamento dell’amministrazione non vi è alcuna elusione di precedenti decisioni del Consiglio di Stato, elusione di cui la ditta si lamentava».

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