Umberto, il trevigiano che fa il gondoliere sui Navigli a Milano

La storia di una passione diventata anche fonte di reddito: sono l'uomo più fotografato e porto a spasso gli arabi

MILANO. Di giorno assicuratore, la sera gondoliere. Sui Navigli, a Milano. È la storia di Umberto Pagotto, cinquantottenne originario di Villorba, Treviso, che ha deciso di «esportare» uno dei simboli di Venezia nella sua città adottiva, dove si è trasferito ormai quarant’anni fa. Per questo ricevendo anche diverse critiche da parte di milanesi e veneziani, convinti che le tradizioni debbano rimanere là dove sono nate.



Perché queste critiche?

«Perché qui la mia gondola è diventata famosa. In laguna è pieno, mentre sui Navigli ci sono solo io. Da una parte ci sono i veneziani, che tutelano le loro tradizioni. Dall’altra i midiventata lanesi, che credono che la gondola così sia decontestualizzata. Mentre per me le gondole sono semplicemente delle barche un po’ bizzarre che galleggiano sull’acqua: non vedo perché non possano farlo anche a Milano, oltre che a Venezia. E invece sono stato oggetto di dibattiti televisivi e articoli di giornale, oltre che di tantissimi post sui social network. Sono persino stato difeso da Philippe Daverio. Intorno alla mia attività si è sollevato un gran polverone e di cui a me, tra l’altro, interessa poco: io faccio semplicemente quello che amo, rendendo felice chi decide di salire sulla mia gondola».



Come le è venuta l’idea di portare una gondola a Milano?

«La mia prima gondola la portai a Milano nel 2016. La acquistai dalla Canottieri Sile. La misi in un laghetto in un’ex cava fuori città. Fino ad allora avevo solo fatto canoa e voga alla veneta, quindi nei primi mesi mi sono dovuto esercitare molto, visto che non avevo mai portato una gondola. Intanto la passione cresceva sempre più ed erano diverse le persone che mi consigliavano di portare la gondola sui Navigli. Ne ho parlato con Sergio Passetti, il presidente di Canottieri San Cristoforo, club di Milano, e abbiamo portato la prima gondola sul Naviglio Grande nel dicembre del 2017».

Era la stessa gondola che aveva acquistato nel 2016?

«No, un’altra, comprata a Treporti. Me l’ha venduta un conoscente del mio amico Daniele Scarpa, campione olimpionico di canoa. Era conciata piuttosto male, così l’ho affidata alle cure di Matteo Berton, un ragazzo esperto nel ristrutturare barche, ha fatto un ottimo lavoro. Gli ho anche chiesto di aggiungere delle note di colore: le rifiniture in rosso, che rendono la gondola ancora più elegante. E poi ho mantenuto le diverse targhette con alcuni nomi, che erano state apposte in passato: penso siano le conquiste del vecchio proprietario della gondola, come si usava una volta. D’altra parte ha più di cinquant’anni».

Cosa significa fare il gondoliere sui Navigli?

«Significa essere perennemente al centro dell’attenzione. A Venezia, la protagonista è la città. A Milano, i protagonisti sono la gondola e chi ci è sopra. Sono sicuramente l’uomo più fotografato di Milano, della Lombardia e forse d’Italia. A volte è imbarazzante, anche perché non ero per niente abituato. Una volta stavo portando a fare un giro un ragazzo: a un certo punto mi ha chiesto di scendere, perché non sopportava più tutti quegli scatti».

Da chi è composta la clientela?

«È molto eterogenea, ci sono sia italiani che stranieri. Forse con una prevalenza di arabi. E poi ho fatto tour anche a diversi vip: Eugenio Finardi, il tenore Silvia Colombini e diverse influencer, ma non ricordo proprio i loro nomi». –

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