Ugl Veneto, scontro su Costalonga: «È in conflitto»

E' sindacalista ma anche nel Cda di Actv. Per l’ex consigliere è tutto regolare, ma la base gli chiede di andare via

VENEZIA. È sindacalista dell’Ugl e allo stesso tempo membro del Consiglio di amministrazione di una grande azienda come Actv. Ma come fa l’ex consigliere comunale Sebastiano Costalonga (Fratelli d’Italia) a rappresentare sia i lavoratori che l’azienda? «Magari ci fossero più sindacalisti nei Cda!», dice lui, «io porto la voce dei lavoratori all’interno dell’azienda, io sono per il modello di cogestione alla tedesca». Cogestione alla tedesca, ma nomine all’italiana. Costalonga infatti, storico esponente di An e poi Fdi a Venezia, è entrato nel Cda di Actv (8 mila euro l’anno) il 15 luglio del 2016, nominato dal Comune di Venezia e con la fiducia del sindaco Luigi Brugnaro, per il quale si era speso in campagna elettorale (era a capo della lista Fd’I che in prima battuta aveva appoggiato Francesca Zaccariotto) senza però riuscire a centrare l’obiettivo di entrare in consiglio comunale.

«Insomma, il classico trombato riciclato», mormora la base più movimentista del sindacato di centrodestra, che sta facendo il diavolo a quattro per cacciarlo: non da Actv, ma dall’Ugl. Da febbraio infatti Costalonga è stato nominato segretario regionale del sindacato dal segretario generale Paolo Capone, per traghettare l’Ugl verso il congresso che dovrebbe tenersi in autunno. Da febbraio a oggi parte della base è rimasta in silenzio ma ora - nel contesto di una ingarbugliata resa dei conti - ha deciso di uscire allo scoperto, inviando una lettera a Roma, e chiedendo la testa di Costalonga. L’ultima lettera è datata 28 giugno, una prima è stata inviata due settimane fa, e firmata da membri delle federazioni trasporti, metalmeccanici, pubblico impiego di Venezia, Treviso e Padova. «Ci domandiamo», si legge nella lettera, «come può un rappresentante sindacale con incarico di segretario regionale dell’Ugl, difendere e tutelare i lavoratori ricoprendo il ruolo politico di consigliere di amministrazione della stessa azienda dove alcuni di noi sono iscritti». «Se non si interviene nei suoi confronti», proseguono i firmatati, «saremo noi a lasciare il sindacato».

Allegate ci sono 500 firme, di iscritti e simpatizzanti. Costalonga: «Cinquecento? Se portano cinquecento iscritti mi dimetto davvero», spiega, «le firme degli iscritti riguarderanno 25 persone, tutti gli altri sono loro amici». Ma fosse anche un solo iscritto a protestare, il nocciolo della questione non cambia: come si fa a stare un giorno con i lavoratori e l’altro con l’azienda? «Il mio punto di vista è diverso», ribatte, «perché davvero posso portare la voce dei lavoratori nel Cda, ed è quello che sto facendo e ho già fatto».

I firmatari della petizione si appellano allo statuto, e ricordano la vicenda di Renata Polverini, allontanata dal sindacato quando venne nominata presidente onorario dell’Esaarco, la confederazione esercenti dell’agricoltura e del commercio. «Perché lei è stata cacciata e Costalonga no?». Dice Costalonga: «L’Esaarco è un’associazione datoriale, Actv è un’azienda». A Roma le lettere sono arrivate, ma la segnalazione non sembra turbare gli animi del segretario generale Paolo Capone che del resto, quando nominò Costalonga, sapeva bene del suo incarico nel Cda di Actv.
 

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