Ufficio del giudice di pace appello per la riapertura

PORTOGRUARO. Ufficio del giudice di pace, il centrosinistra e gli avvocati chiedono il ripristino del servizio, spostato a Pordenone. Con un’interrogazione a risposta verbale, indirizzata al...

PORTOGRUARO. Ufficio del giudice di pace, il centrosinistra e gli avvocati chiedono il ripristino del servizio, spostato a Pordenone.

Con un’interrogazione a risposta verbale, indirizzata al presidente del consiglio comunale e al sindaco, la consigliera comunale di minoranza Irina Drigo torna a sollevare un tema, quello relativo all’ufficio del giudice di pace, ancora al centro di dibattiti dopo la chiusura avvenuta diversi mesi fa. La questione è tornata alla ribalta a seguito della recente legge che delega il governo a superare la distinzione tra giudici onorari di tribunale e giudici di pace, denominandoli giudici di pace ordinari e facendoli confluire tutti nell’ufficio del giudice di pace. Con ampliamento delle competenze, per materie e per valore, sia in termini civili che penali. «Preso atto che le competenze del giudice di pace vengono ampliate», scrive Irina Drigo, «vogliamo sapere se sono state esaminate le nuove competenze e funzioni che verranno assunte dal giudice di pace e se le stesse, in relazione ai procedimenti e alle casistiche territoriali, siano ritenute un servizio importante a favore delle comunità locali. Allo stesso tempo chiediamo se non sia il caso di riprendere un ragionamento a medio termine con il Tribunale di Pordenone e con i sindaci del territorio per valutare l’opportunità di riassumere un servizio di primaria importanza».

Netta anche la presa di posizione della Camera degli Avvocati di Portogruaro. «In considerazione del fatto che la competenza del giudice di pace è stata notevolmente ampliata», dice il presidente Ilaria Giraldo, «non possiamo che ribadire che non solo la città di Portogruaro ma tutto il territorio del portogruarese è stato privato di un servizio di fondamentale importanza, in forza di una decisione profondamente errata, immotivata, insensata. Solo per citare le realtà più vicine a noi, San Donà di Piave ha scelto di mantenere in vita l’ufficio e Dolo recentemente lo ha riaperto. Nemmeno, poi, può essere sottaciuto che l’accentramento del servizio non ha comportato l’eliminazione dei costi: ci è noto che San Donà aveva stimato in circa 30.000 euro annui il costo delle trasferte a Venezia per partecipare alle udienze. Ci auguriamo che il sindaco Senatore e la Giunta comprendano che un ripensamento è necessario».(a.con.)

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