Ucraini in corteo per gli eroi di Kiev: donazione per l’amico ucciso

Al grido di «Viva l’Ucraina, viva gli eroi!» quasi trecento persone della comunità ucraina veneziana hanno sfilato ieri da via Piave a piazzetta Coin
Manifestazione della comunità ucraina a Mestre da via Piave a Piazzetta Coin.
Manifestazione della comunità ucraina a Mestre da via Piave a Piazzetta Coin.

MESTRE. «Slava Ukraina, vivi eroi!». Al grido di «Viva l’Ucraina, viva gli eroi!» quasi trecento persone della comunità ucraina veneziana hanno sfilato ieri da via Piave a piazzetta Coin, passando per via Carducci, per ricordare le vittime di Kiev - «gli eroi di Kiev» - morti uccisi dai cecchini del presidente Viktor Ianukovich ormai fuggito dalla capitale - nelle mani degli insorti - e rifugiatosi nell'est filo-russo del Paese.

È stata una marcia di dolore, con i tanti membri della comunità a intonare l’inno nazionale e i canti tradizionali, per chiedere più libertà e il rispetto della sovranità nazionale. In testa al corteo un’icona di legno - una madonna con il bambino molto venerata nel loro Paese d’origine -, la grande bandiera nazionale gialla e blu. Ai polsi tante fascette nere, in segno di lutto. A spiegare come gli ucraini della città stiano vivendo questi giorni ci pensa Maria Petrishyn, badante a Mestre, in Italia da 13 anni, il primo a Napoli e gli ultimi dodici a in città, prima a Marghera e poi a Trivignano. «Ogni giorno passiamo da un canale televisivo all’altro, cercando notizie sul nostro Paese e sui nostri cari, noi vogliamo stare con l’Europa, speriamo che ora che Ianukovich se ne è andato sia la volta buona». Maria abita in un paesino ai confini con la Polonia, dove tornerà per le vacanze in maggio: «Speriamo di riuscire a votare per il nuovo governo».

In piazzetta Coin a prendere la parola per prima è però Tamara Pozdnyakova, portavoce della comunità, a capo dell’associazione Ucraina Plus. Si prega per le vittime, si prega in italiano, poi in russo, e infine in ucraino. Sullo sfondo sempre la grande bandiera ucraina, vicino alla quale vengono posate alcune candele, a disegnare un cuore con una croce dentro. Poggiata, su questo altare simbolico, la foto di Roman Tochyn, 45 anni, una delle vittime di Kiev cui la comunità mestrina ha voluto rendere omaggio, elevandolo a simbolo di «tutti gli eroi che hanno combattuto in piazza. Abbiamo scelto lui perché alcune di noi lo conoscevano» raccontano «e per questo abbiamo deciso di raccogliere dei soldi da inviare alla sua famiglia, per stargli vicino». A portare la solidarietà alla comunità, anche alcuni italiani.

A prendere la parola sono stati don Bruno Baratto, instancabile organizzatore di “Ritmi e danze dal mondo” di Giavera sul Montello, che quest’anno sarà proprio dedicato al coraggio, e Mirco Casarin, presidente del Centro immigrati Sud del Mondo di Spinea: «Siamo con voi per la libertà del vostro popolo».

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