Uccisa con una violenza allucinante

Il sopralluogo nella villetta conferma la furia con cui Natalino Boscolo Zemello ha massacrato la moglie Maila
CAVARZERE FEMMINICIDIO IN VIA REGINA MARGHERITA 13
CAVARZERE FEMMINICIDIO IN VIA REGINA MARGHERITA 13

CAVARZERE. «Una macelleria allucinante», la descrive chi ha visto la casa del delitto, con il sangue di Maila schizzato sulle pareti dell’abitazione, dall’ingresso al bagno, sin sul soffitto di una stanza. E nel riferirlo, non uno scabroso indurre in particolari raccapriccianti, ma la testimonianza della furia con la quale Natalino Boscolo Zemello ha massacrato di pugni la moglie Maila Beccarello, fino ad ucciderla, a 37 anni.

Il sopralluogo effettuato ieri tra il giardino e le stanze della villetta di Cavarzere dai carabinieri del comando di Chioggia e dal medico legale Antonello Cirnelli avrebbe così confermato quello che l’autopsia eseguita nei giorni scorsi aveva già stabilito.

Gli investigatori ne sono convinti: l’omicida non ha raccontato il vero quando - prima al suo avvocato Andrea Zambon, poi al giudice per le indagini preliminari Davide Calabria - ha detto di aver colpito la moglie “solo” con due sberle e un pugno e di non averla mai voluta uccidere. Secondo la sua versione, Maila sarebbe morta dopo essere scivolata in bagno, dove era andata a lavarsi. Ma ieri gli investigatori della scientifica non hanno trovato tracce di sangue compatibili con una caduta accidentale, mentre ne hanno trovate in tutta la casa e fin dentro la doccia, dove - secondo l’accusa - l’uomo avrebbe cercato di lavare e rianimare la donna.

Quel sangue a fiotti sulle pareti racconta, infatti, una verità diversa da quella di Boscolo Zemello - che in quella casa era agli arresti domiciliari - una violenza compatibile con i risultati dell’autopsia effettuata dal medico legale Cirnelli, che ha stabilito che Maila è morta massacrata da pugni che le hanno provocato lesioni al torace ai polmoni, alle vertebre, alla testa devastandole il viso.

Il pubblico ministero Stefano Buccini ha così disposto il nuovo sopralluogo nell’abitazione, per “leggere” le tracce di sangue attraverso i risultati dell’autopsia e ricostruire così l’aggressione: sono stati fotografati schizzi di sangue che si irradiano verso l’alto, compatibili con pugni violenti. Tracce anche su una sedia di plastica del giardino, anche se non è certo che la donna sia stata colpita anche con quella.

Ora, in attesa che il pubblico ministero tragga le sue conclusioni e che la difesa - se lo riterrà - presenti istanza al Tribunale del Riesame contro l’ordinanza di custodia cautelare, il corpo di Maila sarà restituito alla famiglia e agli amici, per i funerali.

Il marito dal quale si stava separando ha detto di averla picchiata “solo” una volta, anni fa: ma gli investigatori hanno verificato che la donna si è presentata cinque volte nell’ultimo anno al pronto soccorso. Lei non ha mai denunciato violenze, ma parenti e amici non si danno pace, raccontando dei begli occhi di Maila che si erano spenti nel tempo, anche se lei nascondeva tutto. Una sofferenza vissuta in solitudine, come in troppi casi di femminicidio. —




 

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