«Twitter è per frustrati. E mi clonano»

Cacciari: «Identità rubata, ho fatto denuncia». Polemica sui social network: i politici li ignorano o li usano con risultati scarsi

Dai comizi ai cinguettii, dal megafono al tablet. Per la conta dei politici veneziani su Twitter, il sito di microblogging in 140 caratteri che secondo alcune stime avrebbe superato i 500 milioni di utenti nel mondo, basta un pallottoliere elementare.

Più parlamentari che consiglieri e assessori, e comunque pochissimi, meno di venti. In tanti, per scelta, pigrizia o incapacità se ne tengono alla larga. Sentite Massimo Cacciari, filosofo ed ex sindaco di Venezia, che pur senza incarichi di partito resta uno dei punti di riferimento della sinistra italiana: «Twitter? Mai usato. Non lo uso, non uso Facebook, non uso nulla, sono strumenti per persone frustrate che invece di incontrarsi e parlarsi si mandano i messaggini». Eppure su Twitter, un Cacciari c’è (MCacciari44), con tanto di foto del filosofo, ed è pure seguito da quasi 3 mila persone (follower), tra cui giornalisti, professori e intellettuali. E’ però un fake, cioè un falso. «Quello non sono io, sono pure andato alla polizia postale per la denuncia, ho fatto di tutto, l’ho detto agli amici, non sono io. Questa è la cosa più incredibile, che mi trova coinvolto mio malgrado. Le persone con le quali voglio stare in contatto hanno il mio telefono, la mia e-mail, mi incontro e parlo con loro». Ma dai, nemmeno un po’ di curiosità? «Sono curioso delle cose che mi interessano», replica stizzito Cacciari, «non di queste boiate, di questo ritrovo di frustrati. Il vero scandalo è che chi ne vuole stare fuori, come me, non lo possa fare».

Le parole di Cacciari fanno fischiare le orecchie di Michele Vianello, un «bambino di 58 anni», come dice lui, che del filosofo fu vicesindaco fino al 2009, e oggi è direttore scientifico del Vega. «Cacciari usa un luogo comune di un mondo che non conosce», dice Vianello, «ma è una persona intelligente, venga sul web e vedrà che si divertirà». Vianello ha dedicato molti dei suoi sforzi professionali all’innovazione tecnologica e ha una forte identità digitale. «Il problema», dice, «non è essere o no su twitter, ma essere o no sul web e per farlo bisogna avere il coraggio di condividere. Molti politici sono abituati ai media tradizionali, dove c’è una mediazione dilatata nel tempo. Nel web “bisogna darle e prenderle” e sapersi confrontare con gli elettori». E i politici ignorano che spesso il web fornisce strumenti di analisi importantissimi, come google analytics. È che, in vista delle elezioni, tutti corrono ad aprire profili, per poi chiuderli subito dopo l’esito del voto. Se uno vuole stare sul web, deve saperci stare». Twitter richiede concisione, schiettezza, capacità di ricevere e reagire alle critiche. I politici veneziani come sono messi?

Non c’è il sindaco Giorgio Orsoni, e tra gli assessori figura solo Tiziana Agostini, ma con un profilo immobile. Zero tweet, zero following (le persone di cui si segue la discussione). Lei spiega: «E’ vero, devo darmi più da fare. Oggi la politica è condividere e convincere». In consiglio comunale non va meglio. Nel Pd segnaliamo Gianluca Trabucco, 37 anni: i suoi cinguettii sono sportivi, commenti sulle partite e poco più. Ci sono poi Michele Zuin, del Pdl, Christian Sottana, della Lega Nord, e Marco Gavagnin, del Movimento 5 stelle, ma la loro attività fatica a decollare. In Provincia c’è la presidente Francesca Zaccariotto. Il suo non è un rapporto alla pari. Ha 66 fan (follower) ma non segue nessuno, e i suo messaggi rinviano a interventi o comunicati. L’interazione? Non esiste. Lo stesso uso che ne fa l’ex ministro Renato Brunetta. Se la cavano piuttosto bene invece il ministro Corrado Clini, e i parlamentari Marco Stradiotto, Andrea Martella (Pd) e Massimo Donadi (Idv). Evitano slogan, non sbrodolano, interagiscono con gli altri.

Riproduzione riservata © La Nuova Venezia