Tutto esaurito per “Revolucion”
Tutto esaurito per lo spettacolo “Revolucion” dedicato al combattente e rivoluzionario sandonatese Gino Donè. La diffida con tanto di avvocato da parte dei parenti non ha fermato gli artisti puntuali sul palco. Al teatro Astra sabato sera, il regista e cantante del Teatro dei Pazzi, Giovanni Giusto, ha messo in scena un grande e suggestivo spettacolo sulla storia del compianto Donè, dalla Resistenza nella seconda guerra mondiale alla Rivoluzione con Fidel Castro e Che Guevara.
Una figura che si commenta da sola per la sua unicità e anche perché alquanto controversa. E infatti Donè continua a far discutere anche dopo la sua morte avvenuta nel 2008, a 84 anni, tornato in Italia dopo una vita da giramondo, cittadino Usa. La nipote, Silvana Carnio, ha affidato il delicato incarico di tutelare la memoria dello zio all’avvocato Luca Pavanetto che ha notificato una diffida a Giusto e al suo spettacolo. Secondo il legale, e la nipote, ci sono gli estremi per una tutela legale della memoria del guerrigliero contro lo sfruttamento economico della sua immagine.
A farne le spese, anche altre operazioni a lui ispirate, come il libro di Katia Sassoni, edito da Roberto Massari, l’Italiano del Granma, l’omonima canzone di Giovanni Giusto e altri video e iniziative che saranno attentamente esaminate dall’avvocato della signora Carnio. Lo stesso legale, Luca Pavanetto, ha annunciato che la signora ha intenzione di costituire una fondazione dedicata alla memoria dello zio e al suo messaggio morale, che vorrà essere interpellata d’ora in poi su ogni iniziativa che riguarderà lo zio. Le posizioni di Giusto, Sassoni, piuttosto che del celebre editore Massari, è che Gino è una figura che appartiene alla storia e che nessuno può invocare alcun diritto sulla sua immagine e sulla vita incredibile.
A Jesolo, l’artista Carlo Pecorelli sta realizzando un busto a lui dedicato per donarlo al museo di Tuxpan in Messico accanto a quello del Che e dei rivoluzionari stranieri che parteciparono all’invasione di Cuba, di cui Gino era l’unico italiano ed europeo. Ma a San Donà si riaccendono antichi odi e polemiche attorno a Donè. Ennio Mazzon, mussoliniano, fondatore dell’Msi e per 30 anni consigliere comunale, parte anche lui all’attacco:“Lo abbiamo detto tante volte, Donè è andato via dall’Italia perché aveva qualcosa da nascondere, e non mi pare che questo spettacolo che lo celebra soltanto sia chiaro sotto questo profilo. Non è verità storica e ne chiederemo le ragioni. Guai se il Comune, come si dice in giro, gli dedicherà una via della città». (g.ca.)
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