Tutto esaurito all’Uci per la prima del film di Luciano Ligabue

Ha fatto registrare il sold-out, com’era prevedibile, la proiezione, ieri pomeriggio, di “Made in Italy” all’Uci Cinema di Marghera. Il motivo? A presentare il film, il regista: il cantante Luciano Ligabue.
Tantissimi ragazzi, ma anche genitori e qualche bambino in sala. Ognuno con la sua tattica: chi ha atteso Ligabue all'entrata del cinema; chi si è accalcato all’ingresso della sala e chi ha aspettato seduto sulle poltroncine. Puntualissimo, è arrivato lui, introdotto da Domenico Procacci (produttore della pellicola e compagno di Kasia Smutniak, coprotagonista con Stefano Accorsi): «È il terzo film di Luciano. Ci ha sempre detto che avrebbe fatto di nuovo il regista solo se avesse avuto una storia che sentiva il bisogno di raccontare, ed è avvenuto con “Made in Italy”», ha spiegato. «Luciano ha scritto il copione. Poi ha avuto un problema alle corde vocali che l’ha obbligato a rimandare il tour. Noi ne abbiamo “approfittato” e, in questo periodo di ritiro forzato, abbiamo girato il film». Prosegue Ligabue: «Mi ritengo una persona molto fortunata, perché da anni faccio un mestiere che non considero un vero mestiere: scrivere canzoni, incidere dischi e suonarli dal vivo per me è sempre stato solo un piacere. Girare un film, invece, è un lavoro, perché la cosa principale è realizzare qualcosa che punti al cuore delle persone e, per fare questo, bisogna lavorare molto con la testa. È il motivo per cui sono stato molto prudente, dopo la prima entusiasmante esperienza di “Radiofreccia”. E poi mi diverto di più a fare musica».
Eppure le vicende di questo film si intrecciano con quelle del concept album pubblicato a fine 2016: «Sentivo l'esigenza di donare una vita cinematografica ai personaggi che avevo in testa. Avevo voglia di provare a raccontare un mondo che conosco bene: quello delle persone perbene, come lo sono i miei amici. Molti dei personaggi del film, infatti, hanno delle caratteristiche che ho preso direttamente da loro. È gente che combatte ogni giorno la sua battaglia quotidiana per arrivare alla fine del mese. Eppure non si parla mai di queste persone. Io, invece, volevo raccontare una storia normale con persone normali che conducono una vita normale per far capire che, nel momento in cui viene raccontata, nessuna vita è normale: ognuna è speciale. Fare un film, per me, significa regalare un’emozione. E, se noi siamo riusciti a provare delle emozioni realizzandolo, c’è una buona probabilità che parte di tutto questo arriverà anche a chi lo guarderà». E sicuramente le emozioni ci sono state per i tantissimi presenti, letteralmente rapiti dalle parole di Luciano.
Al termine dell'introduzione, il tempo per selfie e autografi, con Ligabue che si è presto trovato circondato da decine di persone, alcune col solo obiettivo di toccarlo o urlargli “grazie”. Piccolo aneddoto: un gruppo di agguerritissimi fan ha abbandonato la sala subito dopo l’introduzione di Luciano. Destinazione: Limena e poi Padova, dove Ligabue era atteso per altri incontri con il pubblico prima del film.
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