Tutta Chioggia piange don Italo Fantoni

Chioggia. Ha lasciato un segno nella storia della città e dell’Istituto salesiano. Martedì i funerali in Duomo, lunedì la recita del rosario
Don Italo Fantoni
Don Italo Fantoni

CHIOGGIA. Chioggia perde un pezzo del suo cuore con la scomparsa ieri a Mestre di don Italo Fantoni, il sacerdote di 90 anni che ha segnato la storia dell’istituto salesiano della città. Don Italo, arrivato a Chioggia ancora chierico nel Dopoguerra, ha fondato gli scout, il coro, la banda e il gruppo dei chierichetti. È diventato punto di riferimento non solo per la comunità salesiana, ma anche per molti chioggiotti di altre parrocchie che vedevano in lui una guida e una persona sempre pronta all’ascolto e alla condivisione. Se n’era andato da Chioggia un anno fa, dopo un momento di commiato emozionante con i suoi ex allievi e parrocchiani, per ritirarsi nella casa Artemide Zatti di Mestre per le necessità di assistenza dovuta all’età. Ma Chioggia era rimasta nel suo cuore e non passava giorno senza che sentisse al telefono qualche chioggiotto o senza che una comitiva partisse per andarlo a trovare. E per l’ultimo saluto è stata proprio scelta Chioggia.

I funerali saranno celebrati nel Duomo, martedì alle 15, e preceduti lunedì sera alle 21 dalla recita del rosario nell’oratorio salesiano. Per la messa è stata scelta la cattedrale, malgrado la sua casa fosse la comunità salesiana, per riuscire a contenere quanti vorranno dargli l’addio. Erano oltre 600 i fedeli che già lo scorso anno si erano uniti al momento di commiato da Chioggia e per l’estremo saluto saranno molti di più. Don Italo, nato a San Martino Buon Albergo (Verona) il 15 giugno 1927, era arrivato a Chioggia nel ‘55 come diacono e vi era rimasto fino al ’67 quando a malincuore aveva accettato di spostarsi agli Alberoni, e poi ancora a Trieste, Marghera, Porto Viro per guidare alcune comunità salesiane. Era rientrato a Chioggia nel 2010, ma il legame profondo con la città e i suoi abitanti non era mai svanito. «Aveva incarichi altrove», ricorda Ruggiero Donaggio, «ma nei giorni liberi o nelle vacanze tornava sempre qui e magari partiva con un gruppo di scout per la montagna che adorava profondamente. Si sentiva chioggiotto e i chioggiotti per lui hanno sempre nutrito un affetto sincero. Era una figura storica dei salesiani che ha dato il via a molte attività all’interno dell’oratorio. Una delle sue doti maggiori era sapersi far volere bene anche dai ragazzi che sapeva come prendere per avvicinarli alla chiesa». Un prete semplice, concreto, sempre col sorriso. «Apprezzava molto il valore di ogni persona», ricorda Sergio Ravagnan, «sapeva gratificare chi gli stava davanti. È stato un mito per tutta una generazione di salesiani. Ha dato vita alla banda, agli scout, al coro, ai gruppi sportivi. I suoi ex allievi lo ricordano con grande amore. Ho davanti agli occhi una scena bellissima di quando lo vidi alzarsi un po’ la veste e correre a giocare a calcio con i più giovani. Quando tornò a Chioggia, la città lo accolse in trionfo. Era una grande persona e mancherà a tutti». Sono tanti gli aneddoti che gli ex allievi raccontano su don Italo, dai campi scout organizzati in anni difficili, alla trasferta forzata durante un campo a Pescul, a 1500 metri, quando una bomba d’acqua li costrinse a chiedere ospitalità nella soffitta della casa in cui l’Azione cattolica stava svolgendo un ritiro poco distante.

Un anno fa la scelta sofferta di lasciare Chioggia per motivi di salute. Difficile per lui, chiamato a abbandonare una città che sentiva sua, e per chi negli anni aveva trovato in lui un amico sincero. Anche pochi giorni fa alcuni chioggiotti erano andati a trovarlo a Mestre per portargli un po’ di quel calore che la città non gli ha mai fatto mancare.

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