Tute, scope e pennelli per ripulire il parco di viale San Marco

I residenti del quartiere: il Comune ci ha lasciati nel degrado Tra i volontari c’è Bruno, 90 anni: «Faccio quel che posso»
Il comitato Villaggio San Marco di Mestre pulisce il parco del quartiere e sistema le panchine.
Il comitato Villaggio San Marco di Mestre pulisce il parco del quartiere e sistema le panchine.

MESTRE. A guardarli viene quasi invidia, anzi viene e basta. Perché loro si sono stufati e hanno detto “basta”. «Il Comune ci lascia nel degrado? E noi gli dimostriamo che possiamo fare meglio e senza». Ecco allora che ieri mattina un operoso e ingegnoso gruppo di abitanti di Villaggio San Marco, riuniti in comitato, si sono dati da fare per rendere il pezzo di quartiere che frequentano, come dovrebbe essere.

Si sono armati di guanti, rastrelliere, tute da lavoro, mascherine e stivali. Ma anche generatore di corrente elettrica per utilizzare frese e altri utensili da lavoro che un profano manco sa cosa siano. Alle 10 è scattata l’ora “x” e si sono messi all’opera. Hanno smontato le panchine usurate e rovinate pezzo per pezzo, le hanno ripulite, raddrizzate, levigate e rimontate al loro posto. Un lavoraccio durato ore e assistito dal sole, che ha richiesto impegno e fatica. Nonché denaro per comperare vernici, antiossidanti e tutto quel che serve per renderle decorose.

Ad ogni panchina poi, sarà affissa una targhetta ricordo, per far sapere a tutti che quel lavoro è stato fatto dagli abitanti. Donne e bambini, tutti intenti a spazzare, portare via foglie, pulire l’area verde e la zona dove dovrebbe sorgere un parco per i bimbi che non arriva mai, tanto che il comitato ha fatto già numerose “finte” inaugurazioni e un concorso con la scelta del nome del parco da cui lo slogan delle magliette “la storia infinita”.

Il comitato Villaggio San Marco di Mestre pulisce il parco del quartiere e sistema le panchine.
Il comitato Villaggio San Marco di Mestre pulisce il parco del quartiere e sistema le panchine.

C’è chi ha raccolto spazzatura, chi ha tagliato l’erba, potato. Ci tengono sottolineare che la politica con loro non c’entra, che il loro gesto nulla ha a che vedere con il clima elettorale né con gli amministratori ed ex della zona. Michela Tondato indossa una tuta bianca, i guanti e la scopa in mano. «Il Comune non fa il suo dovere e noi continuiamo a pagare e tasse», spiega, «è ora che si diamo tutti una svegliata, non possiamo accettare una situazione simile». Ce ne fosse di più di come lei. «Che siamo, Babbo Natale?» scherza Vladi Tommaselli, che per lavorare si è vestito da Babbo Natale. Nel frattempo si usa la fresa, si scartavetra. «La giunta passata», spiega un residente indicando il terreno e quello che ci sta sotto, «ha delle responsabilità mostruose». «Le panchine hanno 50 anni, che dobbiamo fare? Lamentarci?».

Alberto Alberti, portavoce del comitato, è con sua figlia, di 8 anni. Non si sofferma a lungo sul parco giochi atteso da anni ed anni, sulla bonifica, su storie logore di cui gli abitanti sono arcistufi. «Non dobbiamo vivere in un porcile, non dobbiamo chiedere la carità a Veritas», dice, «qui c’è un marciapiedi che porta a una scuola, che non è stato spazzato per venti giorni. Noi vogliamo far rivivere il quartiere».

La “mascotte” del gruppo è Bruno, 90 anni e tanta voglia di rendersi utile. Quando ha visto i volantini, si è precipitato a chiedere se c’era bisogno tirando fuori gli attrezzi dal garage. È stato meccanico, capofabbrica, tornitore. «Finché hai da fare vivi», spiega, « è giusto fare il possibile». Su Facebook i video del suo egregio lavoro spopolano. E questo è solo l’inizio.

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