Turismo veneziano, senza personale fatturati a picco: all’appello mancano 30 mila lavoratori
Incassi giù anche del 40% nelle imprese dell’area metropolitana, perdite più contenute (7%) solo a Venezia e Jesolo
VENEZIA. Manca il personale, fatturati a picco. L’estate della ripresa, quello in cui tutti contano per allentare la morsa della crisi e consentire un po’ di respiro all’economia, è frenato dalla penuria di lavoratori nel settore turistico. Il che si traduce in un crollo degli incassi: se si salvano a Venezia centro storico e Jesolo, dove gli stipendi sono più alti (meno 5-7%), colano a picco nell’area più periferica della città metropolitana (meno 40%).
LA SITUAZIONE
A lanciare l’allarme è Confesercenti metropolitana Venezia, che non vede miglioramenti. «Dopo due anni difficilissimi», spiega, «la ripresa economica è consolidata grazie al ritorno del turismo europeo e internazionale, ma questa ripartenza è ostacolata dalla mancanza di personale, soprattutto per le aziende del commercio, hotel, ristoranti, negozi e attività collegate al mondo del turismo. Negli ultimi due mesi la situazione non è cambiata di molto, anzi: la maggior parte delle attività sono ancora senza lavoratori, costretti spesso a ridurre l’orario dell’esercizio delle loro attività. Tutti alle prese con la stessa difficoltà, ovvero l’assenza di personale, soprattutto nei turni seriali».
IL GAP
Secondo lo studio di Confesercenti, ad oggi, nel territorio della provincia mancano oltre 30 mila lavoratori: il 40% del personale. «Possiamo dare a questo fenomeno paradossale le spiegazioni più varie, che vanno dai contratti di lavoro inadeguati, al reddito di cittadinanza, ai giovani meno propensi di lavorare in questi settori», spiega Emiliano Biraku, vice presidente della Confesercenti metropolitana. «Elementi che, in parte, possono concorrere a un fenomeno che ha tuttavia la sua origine principale nelle efficienze del nostro mercato del lavoro. Il problema non è costituito dalla scarsità delle alternative nel mercato dell’occupazione e, nemmeno, dalla scarsa propensione al lavoro. Semmai dall’asimmetria informativa sulle opportunità di lavoro e dall’inefficienza dei servizi di formazione e di quelli per l’impiego. È una vera emergenza economica, riconosciuta anche dalla Regione che ci ha coinvolti in un tavolo di crisi. Le imprese aspettano delle risposte e soluzioni immediate che possano almeno salvare il resto della stagione turistica». Seriamente a rischio.
MENO INCASSI
Turisti in massa e mancanza di personale equivale a meno incassi. «Centro storico e località balneari più frequentate sono riuscite a recuperare lavoratori e dunque le perdite sono contenute, tra meno 5 e meno 7%, a soffrire di più è il resto della città metropolitana, le aree più periferiche che non hanno dove gli stipendi offerti sono più bassi e meno appetibili».
Prosegue: «Qui si può arrivare anche a meno 40% di fatturato». Un calo notevole, nonostante ci sia una ripresa rispetto all’anno della pandemia.
PROPOSTE
Le soluzioni? Utilizzare nuove infrastrutture per incrociare domanda e offerta. «Esistono progetti pilota di piattaforme digitali che collegano formazione e lavoro, fornendo alle aziende liste di lavoratori con le competenze richieste, in tempi e con costi estremamente ridotti», chiarisce Biraku. «La strada per incrociare domanda-offerta può essere un’infrastruttura digitale, in grado di categorizzare le “skills” attraverso un algoritmo di intelligenza artificiale in grado di facilitare al massimo il rapporto diretto tra offerta del datore e la domanda, tenendo conto che l’imprenditore preferisce un approccio diretto con le persone che intende assumere». —
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