Turismo, la ricetta di Dubrovnik. «Numero chiuso e turisti coccolati»

Il sindaco della città croata: «Un sistema contapersone per la città vecchia, itinerari alternativi e massima cura degli ospiti»
22 Aug 2012, Dubrovnik, Croatia --- View from Mount Srd of the city of Dubrovnik on the Adriatic coast of Croatia. --- Image by © Eric Nathan/LOOP IMAGES/Loop Images/Corbis
22 Aug 2012, Dubrovnik, Croatia --- View from Mount Srd of the city of Dubrovnik on the Adriatic coast of Croatia. --- Image by © Eric Nathan/LOOP IMAGES/Loop Images/Corbis

VENEZIA. Venezia e Dubrovnik sono due città che spesso vengono paragonate in quanto schiacciate entrambe dal turismo. Ma per i croati il turista è una preziosa risorsa da trattare con i guanti, e facendo attenzione ai numeri. Dubrovnik ha circa 42 mila abitanti, ma nella Città vecchia ce ne sono meno di 2000 che, fino a qualche anno fa, subivano l’assalto di migliaia di turisti al giorno. Dopo il richiamo dell’Unesco la città croata si è messa al lavoro. La soluzione è stata monitorare i flussi e incentivare il turismo.

Sindaco Andro Vlahuši, come affrontate voi il flusso continuo di turisti?

«Dubrovnik è molto orgogliosa delle conquiste raggiunte. Nel 2008, solo qualche anno fa, abbiamo avuto il record di 512 mila arrivi e quest’anno stiamo festeggiando il milione. Quest’anno la città è stata premiata due volte: una come migliore destinazione croata e l’altra come «Campione del turismo croato 2016», riconoscimento dato dal Ministero del Turismo e dell’Economia. Inoltre, negli ultimi due anni c’è stato un calo di passeggeri provenienti dalle navi crociera a favore di turisti che vengono per stare negli hotel o nell’extra alberghiero e questo è stato positivo. Abbiamo ancora dei picchi nel corso dell’alta stagione, ma non arrivano più grandi navi con oltre 7000 passeggeri, solo 2 o 3 al mese nelle stagioni salienti».

Come si comportano in genere i turisti?

«I turisti si comportano molto bene, rispettano la nostra eredità culturale e sono sempre accolti con molto calore dagli abitanti. Spero si sentano sempre a casa loro. Dubrovnik è una città con il cuore aperto, come lo è sempre stata da secoli e come noi vogliamo che continui a esserlo. Il turismo è la colonna vertebrale della nostra economia, è quello che ci permette di avere ogni giorno il pane sul nostro tavolo e i residenti ne sono molto consapevoli. La relazione tra turisti e abitanti direi che è quindi aperta e sincera. Trattiamo i turisti come ospiti e come ogni buon padrone di casa farebbe».

Quando avete iniziato a pensare a un numero chiuso?

«Negli ultimi anni abbiamo iniziato a sviluppare strategie su come gestire nelle stagioni di punta l’abbondante flusso turistico in città, mirando a un solo scopo: far diventare Dubrovnik più piacevole per tutti. La Città Vecchia di Dubrovnik è sotto la protezione dell’Unesco dal 1979. Durante l’ultima ispezione dell’Unesco fummo avvisati che il numero di persona massimo, residenti e turisti, non doveva superare gli 8000 alla volta nella Città Vecchia. La nostra agenzia di sviluppo Dura, attraverso il programma Smart City Dubrovnik, ha acquistato le telecamere «conta persone» che saranno messe all’ingresso della Città Vecchia per dare informazioni attraverso i giornali, gli smartphone e dei display collocati nella città.

Se il numero è tra i 6000 e gli 8000 le persone sono invitate ad andare a fare un altro giro, magari guardando le antiche mura della città. La Città Vecchia intasata non va bene a nessuno, né ai turisti né ai residenti. E poi c’è anche un discorso sulla sicurezza. Ci sono più misure considerate su come sviluppare nuove attrazioni fuori della Città Vecchia, stabilire degli orari di apertura anche serali per i musei e per visitare le mura della città…

Quanto tempo ci è voluto per sviluppare questo progetto?

«Abbiamo lavorato tantissimo tutti insieme, dall’assessorato al Turismo al settore privato, per consolidare un turismo di qualità e per migliorare la vita notturna, ma la cosa più importante che abbiamo fatto è stata riqualificare completamente gli alloggi privati, da chi semplicemente affitta un letto alle strutture più costose».

Com’è cambiata la situazione?

«Gli abitanti sono per la maggior parte soddisfatti. Hanno lavorato anche loro molto per trasformare Dubrovnik in una meta importante per questa parte di Europa. Come spiegavo prima, il turismo è quello che noi facciamo e che sembra riusciamo a farlo bene. Io preferisco chiamarlo l’«industria del tempo libero» più che Turismo. Credo che questo settore del mercato sia cambiato nell’ultimo secolo e stia ancora cambiando, come cambiano le abitudini del turista. Oggi Dubrovnik è una città che vive 24 ore al giorno dall’inizio di maggio alla fine di ottobre. L’anno scorso abbiamo introdotto a Dubrovnik il Festival dell’Inverno per cercare di trovare il modo di proporre la città e i nostri prodotti anche fuori dal periodo estivo. L’industria dei film ci ha aiutato tantissimo, soprattutto con la serie «Games of Thrones», non solo per farci pubblicità, ma per far diventare la nostra città una location attraente per sviluppare più progetti che sono stati fatti per la maggior parte durante il periodo autunnale e invernale.»

Avete avuto problemi di affitti abusivi?

«Non abbiamo avuto questo problema. Gli affitti nella Città Vecchia sono gestiti da famiglie e sono sempre seguiti per qualità e quantità dall’assessorato al Turismo che lavora costantemente per migliorare le strutture e dei risultati raggiunti ne andiamo davvero fieri».

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