Turismo, arriva il via libera dell’Unesco
L’assemblea mondiale approva a Cracovia il progetto del ministero e del Comune. Confermata la proroga di un anno
Foto Agenzia Candussi/ Chiarin/ Mestre, via Ca' Marcello/ Posa della prima pietra dell'ostello - nella foto: Brugnaro
Via libera dal Comitato mondiale dell’Unesco alla “proroga” per Venezia. Senza nemmeno dibattito, ieri l’assemblea dell’organismo per la tutela dei siti in pericolo ha emesso la sua prima sentenza. Il dossier inviato dal ministero dei Beni culturali e dal Comune è stato ritenuto sufficiente per concedere al governo italiano un anno di proroga per mettere in pratica le «buone intenzioni» espresse. Dodici mesi di tempo per avviare il grande progetto di governo dei flussi e l’alternativa alle grandi navi in bacino San Marco.
La delibera quadro sui provvedimenti di competenza del Comune sarà approvata la settimana prossima. «Saremo il caso pilota in Italia», dice soddisfatto il sindaco Luigi Brugnaro, «questo è un riconoscimento del buon lavoro che abbiamo fatto». Una road map che ha dunque convinto l’Unesco a “raffreddare” la procedura di espulsione di Venezia dall’elenco dei Siti Patrimonio dell’Umanità. Una parte importante sulla decisione l’ha avuta anche l’annuncio del governo che la soluzione per il transito alternativo alle grandi navi è vicina. Il Comitatone, annunciato per i primi di luglio, è stato aggiornato a settembre. Ma a Roma si è tenuta un’altra riunione operativa, alla presenza del presidente dell’Autorità portuale Pino Musolino e dei tecnici del ministero. La linea scelta sarebbe quella di un nuovo terminal a Marghera. Ipotesi sostenuta anche da buona parte del Pd. A partire dal 2019, è stato l’annuncio dei giorni scorsi, le grandi navi non passeranno più per il bacino San Marco e il canale della Giudecca. Una richiesta che l’Unesco insieme all’opinione pubblica internazionale avanza da almeno cinque anni e mezzo, da quando il naufragio della Costa Concordia aveva riportato alla luce l’emergenza grandi navi in laguna. Ci sono gli interessi delle compagnie armatoriali e quelli del Porto. Ma anche l’esigenza ormai non più rinviabile di scelte strategiche. «Le navi di nuova generazione», dicono i tecnici, «sono ancora più grandi e la Marittima non potrà contenerle». Si pensa di lasciare all’attuale Stazione Marittima le navi medio-grandi, e di attrezzare a Marghera una banchina per le grandi. «I problemi di incrocio fra traffici diversi», dicono al Porto, «sono superabili».
Le navi e i turisti. Un flusso che aumenta di giorni in giorno e ha bisogno di correttivi. Potrà partire a settembre l’esperimento sul controllo degli accessi nell’area marciana, meta obbligata di chi viene a Venezia anche per poche ore. La sperimentazione partirà intanto al Redentore, quando saranno posizionati sul ponte votivo in canale della Giudecca, dei sensori che dovranno rivelare il numero di chi attraversa la struttura. Gli altri provvedimenti riguardano gli alberghi, con il blocco dei cambi d’uso applicato ad eccezione di Giudecca, Lido e terraferma. Provvedimenti criticato dalle opposizioni, che accusano: «La discrezionalità è in mano al sindaco». C’è da intervenire anche sul decoro, e i nuovi vigili della Polizia turistica entreranno in servizio soltanto a partire da settembre. E poi il moto ondoso, anche questo un’emergenza che sta sfuggendo di mano come il traffico e il numero delle barche circolanti. Si sposteranno i lancioni da Riva Schiavoni a Sant’Elena e si studieranno itinerari alternativi. Intanto la situazione peggiora, Se non si interviene presto, la città storica diventerà ancor di più Gardaland.
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