Truffato tenta l’estorsione scattano cinque arresti
CEGGIA. Vittima di un raggiro ancora poco chiaro, si rivolge a un faccendiere per riavere indietro i soldi, 500 mila euro. Questo contatta tre complici con i quali organizza l’estorsione ai danni di due noti assicuratori di Pordenone, che dopo settimane di esitazione hanno denunciato il tutto ai carabinieri che l’altro pomeriggio hanno eseguito cinque ordinanze di custodia cautelare in carcere su disposizione del giudice per le indagini preliminari del tribunale di Pordenone Alberto Rossi. Tra i destinatari dell’ordinanza l’imprenditore edile di Sacile, già presidente della locale squadra di calcio che milita in serie D, Raimondo Lucchese, 51 anni, incensurato, e il commerciante Vincenzo Centineo, 63 anni, residente a Ceggia, domiciliato a Salgareda.Per altri tre la procura di Pordenone ha rinnovato l’ordinanza in carcere. I destinatari, arrestati in flagranza il 22 febbraio a Pordenone, sono Salvatore Bitonti, 36 anni, di Salgareda, Alfonso Parise, 49 anni, di Mesoraca (Crotone), e Saverio Iemmello, 43 anni, di San Giovanni in Fiore (Caserta). Per tutti l’accusa è di estorsione tentata e consumata.
L’indagine, coordinata dal pubblico ministero Monica Carraturo, era cominciata a dicembre 2012 quando i due assicuratori si erano rivolti ai carabinieri denunciando di essere vittime di un ricatto da parte di sconosciuti che sostenevano di fare capo a organizzazioni mafiose. Pretendevano il pagamento di una grossa cifra per un affare andato male: 300 mila euro poi diventati 60 mila, quindi l’accordo su 37 mila euro in assegni circolari.
Che cosa era successo? I due assicuratori avevano presentato a Lucchese, a Sacile, un uomo, pregiudicato italiano che si spacciava per macedone. che gli propose di cambiare le sue banconote di piccolo taglio, per un valore complessivo di 500 mila euro, in altre di grosso taglio, con la promessa di una provvigione del 10 per cento. Lo scambio avvenne, a Pordenone, ma quando l’imprenditore edile aprì la valigia vi trovò solo cartacce e banconote del Monòpoli. Una truffa bella e buona tanto che Lucchese ricontattò i due assicuratori rivendicando i suoi soldi, quelli veri. I due si sarebbero rivolti a un loro conoscente, Bitonti appunto, chiedendogli di intervenire e rimediare al danno. Questo, è la ricostruzione investigativa, capito di non essere in grado di risolvere il problema, si sarebbe accordato con Lucchese per riavere indietro parte dei soldi dai professionisti. A mettere in piedi l’estorsione – con tanto di minacce e incendi di abitazione – provvedono con Parise, Iemmello e Centineo. E così, finiscono tutti in carcere.
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