Truffati dal direttore “amico” fanno causa a Veneto Banca
Clienti di Veneto Banca pronti ad agire per una richiesta di risarcimento dopo aver perso i soldi. Per il momento non ci sono state infatti vere garanzie sulla restituzione del denaro che l'ex direttore di San Donà, un cinquantenne di Jesolo, avrebbe utilizzato per investimenti prelevando dal conto corrente senza avvertire gli interessati e senza aver poi restituito le somme. Una ventina di correntisti si sono affidati ai legali Piero Santin e Marco Da Villa.
I clienti sono in tutto una quarantina e la somma non restituita ammonterebbe a circa tre milioni. C'è chi ha investito poche migliaia chi centinaia di migliaia di euro.
«Vorremo chiarire che», spiegano i legali, «a differenza di quanto dichiarato, anche dai legali dell’ex direttore, intraprendere un’iniziativa nei riguardi della banca non ritarderebbe né renderebbe più difficoltoso il soddisfacimento degli interessi delle persone coinvolte. Al contrario, proprio queste affermazioni, che tanto assomigliano a tentativi di condizionare i clienti già vulnerabili e provati a causa della perdita del loro denaro, dovrebbero far riflettere sull’opportunità di agire, e in fretta, verso i vari soggetti coinvolti in questa vicenda, perlomeno iniziando a chiedere - diritto innegabile del correntista - copia dei contratti e degli estratti conto. In tali situazioni il cliente non è ostaggio della banca e non deve comportarsi come tale. Le mere enunciazioni di principio di Veneto Banca», aggiungono, «e le plateali pubbliche assunzioni di responsabilità dell’ex direttore non sono state seguite da alcun fatto concreto. Pertanto, almeno una parte dei soggetti danneggiati, dopo i vuoti proclami dei giorni scorsi, ha deciso di muoversi per verificare l’esatta portata dell’irregolare operatività del dirigente e anche per accertare se Veneto Banca ha vigilato in modo adeguato o ha omesso di intervenire per tutelare gli investitori. Vedremo ora quale sarà la risposta della banca, chiamata alla scelta tra restituire i risparmi azzerati dal dipendente infedele, e il negare ogni intervento sostenendo la mancanza di avvedutezza dei risparmiatori e cercando così di addossare loro la responsabilità».
I clienti assistiti dai legali Da Villa e Santin hanno investito, a loro insaputa, circa due millioni nel complesso. Un altro milione gli altri. «Molti dei nostri assistiti», concludono gli avvocati, «sono accomunati dal fatto di figurare tra i più stretti amici e parenti dell’ex direttore, erano tutti convinti della sua correttezza e quindi sono ancora increduli e sgomenti. Hanno affidato le loro risorse patrimoniali a una persona di cui si fidavano non solo per la sua qualifica professionale, ma anche per il legame personale. Queste persone sono state danneggiate più degli altri correntisti, essendo state lese pure nel rapporto familiare e di amicizia».
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