Truffa: richiesto il processo per Diego Cagnato (Lega Nord)
MEOLO. Secondo le accuse, sono ben 35 mila e 500 gli euro che l’ex vicesindaco di Meolo ed ex consigliere provinciale, il 58enne leghista Diego Cagnato, avrebbe intascato truffando Provincia e Comune tra il novembre 2010 e il settembre dello scorso anno. Questo il dato che emerge dagli atti depositati nei giorni scorsi dal pubblico ministero di Venezia Stefano Ancilotto, che ha messo tutto a disposizione della difesa e che si appresta a chiedere il rinvio a giudizio dell’esponente politico per truffa aggravata.
Stando al capo d’imputazione, Cagnato avrebbe raggirato gli organi preposti alla liquidazione delle spese di viaggio sia del Comune dove faceva parte della giunta sia della Provincia. Avrebbe intascato 21 mila e 110 euro all’amministrazione di Meolo e 14 mila e 400 da Ca’ Corner, nonostante non li avesse mai spesi. Il sistema era semplice: presentava autocertificazioni con le quali attestava di aver sostenuto viaggi di andata e ritorno da Verzegnis, il paese della Carnia dove ufficialmente risultava residente, a Meolo o Venezia. Stando alle indagini dei carabinieri, invece, abitava stabilmente a Meolo e non aveva dunque diritto ai rimborsi . I fatti risalgono all’inizio di ottobre dello scorso anno, quando, durante un dibattito in Consiglio provinciale sui costi della politica, venne alla luce il cospicuo rimborso viaggi che Cagnato percepiva dall’amministrazione provinciale.
Da quando si era sposato, l’esponente della Lega Nord aveva cambiato residenza spostandosi da Meolo al paesino della Carnia, dove evidentemente risiedeva la sua signora. Così, risultava aver coperto nel 2011 con la sua potente Mercedes Sport Coupè la bellezza di 42 mila e 617 chilometri, il totale dell'andata e ritorno sull'asse Versegnis-Venezia per ben 121 volte. Ma i soldi non li prendeva soltanto da Ca’Corner, dove era consigliere, ma pure dal Comune di Meolo, dove siedeva in giunta come primo collaboratore del sindaco. Così, i carabinieri hanno dovuto compiere controlli doppi, in modo da appurare se davvero nei giorni segnalati, quelli dei viaggi trascritti nei moduli presentati per ottenere i rimborsi, Cagnato partiva dalla Carnia o si muoveva semplicemente da Meolo, dall’abitazione che sorge a due passi dal municipio. La prima mossa è stata quella di acquisire i tabulati telefonici del cellulare, per appurare da dove partivano le chiamate o dove venivano ricevute, se da Verzegnis o da Meolo. Per non trovarsi di fronte alla probabile contestazione della difesa, quella che il telefono rimaneva in casa mentre il vicesindaco si muoveva su e giù per due regioni, gli inquirenti hanno controllato una serie di circostanze che riguardano la vita quotidiana di Cagnato, dalle richieste al medico di famiglia alle frequentazioni di negozi e supermercati. Alla fine, il pm ha aperto il processo.
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