Truffa milionaria, a processo funzionario di Friuladria

Stando ai conti della Banca popolare Friuladria e dei clienti truffati, Fabrizio Callegher (55 anni, di Musile) funzionario dello stesso istituto di credito presso l’agenzia di Jesolo, si sarebbe intascato tra il 2005 e il 2011 ben un milione e 20 mila euro. E nei giorni scorsi, il pubblico ministero di Venezia Stefano Ancilotto lo ha citato a giudizio davanti al giudice monocratico di San Donà: il processo inizierà il 12 aprile prossimo. Callegher deve rispondere di aver truffato una trentina di clienti della banca, di falso, furto e appropriazione indebita; a denunciarlo lo stesso istituto di credito dopo le segnalazioni di alcuni clienti, tra cui c’erano anche suoi amici e parenti. Molti clienti hanno già avviato una causa civile con gli avvocati Luca Pavanetto e Alberto Teso per chiedere il risarcimento alla banca, causa che è già avviata davanti al giudice di San Donà.
Secondo il capo d’imputazione, Callegher si sarebbe appropriato di circa 600 mila euro dai conti correnti depositati dai clienti e altri 320 mila li avrebbe sottratti dalle gestioni patrimoniali. Non contento avrebbe ricavato altri centomila euro dai libretti di depositi individuali di altri clienti ancora. In tutto sono 28 le persone coinvolte, per la maggior parte residenti a San Donà e a Meolo, ma anche a Musile, ad Eraclea, a Monastier e a Castelfranco Veneto. In aula, chi non ha già avviato la causa davanti al giudice civile, potrà costituirsi e lo farà sicuramente Friuladria con l’avvocato Antonio Franchini. Il funzionario infedele prometteva ad amici, parenti e ad altri clienti tassi di interessi molto vantaggiosi se avessero consegnato a lui la gestione dei conti. Lo avrebbe fatto fingendo di operare a nome e per conto della banca per cui lavorava e rilasciava anche certificati di depositi, che poi sono risultati essere del tutto contraffatti e, dunque, falsi.
Callegher è difeso dall’avvocato Angelo Lorenzon, il quale proprio in occasione della udienza della causa civile celebrata una ventina di giorni fa a San Donà aveva dichiarato: «La banca ha risarcito una consistente parte di questi correntisti e il mio assistito ha fatto mea culpa e ha collaborato. Si è scusato con queste persone, molte delle quali appunto già risarcite. Esiste in ogni caso una responsabilità oggettiva del datore di lavoro in questi casi». Naturalmente toccherà al giudice del Tribunale civile decidere sui risarcimenti, mentre quello penale dovrà giudicare la responsabilità dell’imputato, responsabilità che è individuale. E non è escluso che in aula il difensore dell’ex funzionario chieda un patteggiamento o il rito abbreviato in modo da usufruire dello sconto di pena di un terzo che il codice prevede per chi fa risparmiare tempo ed energie allo Stato.
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