Truffa, doppia indagine contro Lorenzo Miozzi

Il presidente del Movimento consumatori sotto inchiesta per l'uso di fondi  pubblici e il mancato versamento allo Stato dei soldi ricevuti dai clienti
Lorenzo Miozzi, rpesidente del Movimento consumatori sotto indagine della Guardia di Finanza
Lorenzo Miozzi, rpesidente del Movimento consumatori sotto indagine della Guardia di Finanza

MESTRE.  Guai giudiziari per Lorenzo Miozzi, consulente tributario e presidente del Movimento Consumatori di Venezia. Sono due le indagini della Guardia di Finanza - coordinata dal sostituto Stefano Buccini - che hanno acceso i riflettori sulla sua attività: nella prima inchiesta è indagato come presidente dell’associazione, nell’altra per la sua attività di consulente fiscale. Truffa aggravata, truffa, appropriazione indebita, falso le ipotesi di accusa a suo carico.

Nel primo caso è riuscito ad ottenere un finanziamento pubblico per la realizzazione del sito web dell’associazione: soldi che, secondo l’accusa, non gli sarebbero spettati, se non in parte, in quanto avrebbe usato uno stratagemma illegale per fornire le fatture utili a incassare il denaro. Nel secondo caso, una decina di clienti dello studio di cui è titolare lo hanno denunciato accusandolo di non aver versato allo Stato i contributi e gli altri oneri fiscali che loro gli avevano affidato come professionista di fiducia. Se dieci sono quelli che lo hanno denunciato, ad aver patito il danno sarebbero una quarantina di commercianti, artigiani, imprenditori grandi e piccoli, cooperative sociali.

La sede del Movimento consumatori
La sede del Movimento consumatori

La prima indagine è oramai conclusa e il sostituto procuratore Stefano Buccini si appresta a chiedere il rinvio a giudizio di Miozzi. Inchiesta che riguarda l'utilizzo di un finanziamento del ministero dello Sviluppo economico di 120 mila euro, che attraverso la Regione aveva permesso di costituire il blog del Movimento. Obiettivo della Procura era capire se quei soldi pubblici fossero davvero stati utilizzati per la realizzazione del sito e come Miozzi, in qualità di presidente del Movimento consumatori, li avesse ottenuti. A novembre la perquisizione degli uffici del movimento, in seguito alla quale - secondo fonti interne all'associazione - la Finanza avrebbe contattato anche tutte le altre sedi regionali del Movimento consumatori, per capire se fossero state destinatarie di fondi pubblici e per quali progetti, chiedendo loro una copia della rendicontazione. Da questa verifica è emerso che Miozzi per ottenere il finanziamento ha presentato fatture per 70 mila euro emesse dalla cooperativa “Social Mind”, società però riconducibile alla sua famiglia: ma la legge stabilisce che non possa essere lo stesso destinatario del finanziamento ad emettere le fatture che giustificano la spesa dei soldi pubblici. La Guardia di Finanza è impegnata ora a scoprire dove siano finiti quei denari.

E proprio indagando su questa vicenda i finanzieri si sono imbattuti in un’altra questione ancor più ingarbugliata. In questo caso, ad essere passata al setaccio è l’attività di Miozzi come consulente fiscale, che ha avviato dopo aver ereditato i clienti dal padre. I militari scoprono che qualche cosa non torna: dal computer sequestrato a Miozzi emerge che si sarebbe trattenuto i soldi che, per conto dei clienti, doveva versare come contributi per i dipendenti e oneri allo Stato. In molti iniziano a rivolgersi con insistenza a Miozzi per chiedere spiegazioni, senza mai ottenere risposta. C’è chi, esasperato dalle risposte infastidite di Miozzi, replica con minacce: non solo ci sono le pendenze arretrate, ma in molti non riescono ad ottenere indietro la documentazione necessaria per la denuncia dei redditi di quest’anno, con il rischio di incorrere in sanzioni. La cifra al centro dell’accertamento, rischia di sfiorare il milione di euro.

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