Truffa del pesce, la base a Chioggia

Professionisti del raggiro, la banda aveva guadagnato oltre un milione di euro

CHIOGGIA. Una banda specializzata in truffe: non raggiri alle vecchiette per rubar loro la pensione, ma operazioni sofisticate, per “acquistare” tonnellate di pesce senza spendere un euro e poi rivenderle al mercato nero, per un milione di euro di guadagno contestato. Una banda con base a Chioggia, in quella che chiamavano «la farmacia», la casa di Luigi Formisano, ritenuto il «promotore e organizzatore dell’associazione, leader indiscusso del gruppo, che dà disposizioni sulle commesse, ordini ai complici, individua e mantiene i rapporti con le società che acquistano la merce». Sua anche la «casa di campagna», altra base operativa a Valli di Chioggia.

«Un sodalizio criminale che ha realizzato enormi profitti», scrive la giudice per le indagini Roberta Marchiori, per motivare gli arresti richiesti dalla pm Francesca Crupi di quelli che sono veri e propri professionisti della truffa seriale che «non svolgono alcuna attività lavorativa lecita», capaci «non solo di commettere truffe ai danni di privati, ma anche di attivare un sistema di rivendita in nero finalizzato ad evadere il fisco». Uomini e donne che - in alcuni casi, ricorda ancora la gip Marchiori nella sua ordinanza di custodia cautelare - dopo arresti precedenti hanno «ricominciato a commettere truffe dimostrando la totale assenza di resipiscenza». Il raggiro milionario è quello scoperto dai carabinieri di Rovigo: grazie alla complicità di «qualcuno compiacente» della filiale Hypo Alpe Adria Bank di Rovigo, la banda otteneva i documenti “originali” con i quali si presentavano in dogana per ritirare decine di tonnellate di pesce acquistate in giro per il mondo, senza in realtà aver mai versato un euro, salvo poi rivenderle al mercato nero. E una volta scoperto il raggiro - quando la banca aveva denunciato il traffico - costretta a rimborsare i fornitori - la banda aveva prontamente cambiato metodo «prendendo contatto con le società estere via Internet cui veniva dato mandato di trasmettere i documenti in una filiale bancaria inventata e inesistente.

Nella località indicata, i soggetti indagati (soprattutto Stefano Carnio e Romeo Penzo) agganciavano il corriere per strada, facendo finta di essere dipendenti della banca per farsi dare i documenti», che Formisano girava poi in dogana, grazie soprattutto ad Alessandro Nordio. A gestire dal punto di vista amministrativo le operazioni, la moglie del capo, Wioletta Biedka; Gianna Bellan si occupava della fare preparatoria delle truffe, contattando le aziende venditrici, in inglese; mentre Silvano Moretto con Nordio gestivano la merce una volta sdoganata. La pm Crupi aveva chiesto l’arresto anche per Stefano Zaninello e Giorgio Rodella - coinvolti in una truffa della banda alla società Tamoil - ma il gip l’ha respinta. Interrogatori nei prossimi giorni.

Roberta De Rossi

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