Truffa, arrestato Andolina aveva curato Celeste
C’è anche il pediatra triestino Marino Andolina, il braccio destro di Davide Vannoni e colui che ha curato Celeste (la bambina mestrina), tra le cinque persone che ieri mattina sono state poste agli arresti domiciliari dai carabinieri del Nas di Brescia al termine di un’articolata indagine, coordinata dalla Procura bresciana, dislocata su tre province italiane: oltre Trieste anche Brescia e Milano. L’accusa è di associazione a delinquere finalizzata alla truffa e somministrazione di farmaci potenzialmente pericolosi. Tra gli arrestati, inoltre, c’è il medico bresciano Giuliano Mastroeni, colui che dopo l’avvio delle indagine della Procura di Torino era stato nominato commissario ad acta e aveva sostituito Andolina per le infusioni a Celeste e agli altri pazienti.
Secondo gli inquirenti, l’organizzazione somministrava, dietro pagamento di notevoli somme di denaro, un’asserita “terapia innovativa” per la cura di gravi patologie neurodegenerative, da svolgere in parte in Italia e in parte in Svizzera. L’indagine coinvolgerebbe in tutto sette persone. Vittime una trentina di pazienti, affetti da gravi malattie tra cui Sla, Sma e leucemia, indotti in errore circa gli asseriti effetti terapeutici di una millantata “terapia innovativa”, presentata come fondata sul trattamento di cellule staminali ed esosomi, ricavata attraverso il trattamento di tessuto adiposo ottenuto con interventi di liposuzione, anche nei confronti di donatori, effettuati presso uno studio medico di Brescia.
Gli asseriti “prodotti farmacologici”, non autorizzati, non sperimentati clinicamente, privi dei prescritti requisiti di efficacia, sicurezza e qualità e potenzialmente pericolosi per la salute, venivano prodotti in un laboratorio svizzero e somministrati ai pazienti per via endovenosa senza alcuna valutazione clinica, in ambienti extraospedalieri quali hotel, abitazioni private o laboratori di analisi cliniche. L’indagine è denominata “Elfo”.
Andolina, assieme a Vannoni, è già stato processato a Torino per il caso Stamina, e a marzo ha patteggiato una pena di un anno e nove mesi con il beneficio della condizionale. È anche il medico che ha continuato a somministrare le infusioni di cellule staminali ai pazienti di Davide Vannoni quando i giudici civili interpellati dalle famiglie disponevano la prosecuzione delle cure agli Spedali Civili. Ora è nuovamente accusato di far parte di un’organizzazione che proponeva e somministrava dietro pagamento una terapia per la cura di gravi patologie. (g.c.)
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