Truffa ai “Compro Oro” scattano sei denunce

Vendevano ai negozianti gioielli che avevano meno dei 18 carati denunciati La banda è stata sgominata dopo una denuncia ai carabinieri di Portogruaro

PORTOGRUARO. Negozi compro-oro al setaccio dopo la scoperta da parte dei carabinieri della compagnia portogruarese, di una vera e propria associazione che spaccia per gioielli in oro a 18 carati dei semplici monili di misura inferiore. Si tratta di un gruppo di sei persone, di età tra i 20 e i 65 anni, denunciate per truffa. Risiedono a Sirmione e Desenzano (Brescia); Napoli e Catanzaro. Hanno ingannato i titolari dei negozi compro-oro nelle province di Verona e in Toscana. Secondo le accuse hanno compiuto le loro truffe per ben quattro volte a Legnago, una a Cerea, due a Verona e una a Firenze.

A scoprire l’inganno è stato un laboratorio di Castelfranco, cui si rivolgono i titolari dei negozi compro-oro di tutto il Nord Italia. All’atto di fusione i gioielli non risultavano in oro a 18 carati, ma di inferiore valore. Resistevano alla prima prova di verifica dell’oro, che viene effettuata in negozio attraverso l’esposizione all’acido nitrico; ma non la seconda, che si può eseguire solo nel laboratorio castellano. Da qui la scoperta dell’inganno e dei casi riscontrati in Veneto e in Toscana. Il danno complessivo supera, per ora, i diecimila euro. Gli ori “rimodulati” vengono procacciati, secondo l’indagine, nel Napoletano. Evidentemente in Campania esiste un laboratorio clandestino, gestito probabilmente da un gruppo di orefici compiacenti, che miscela le componenti auree a tal punto da far sembrare a 18 carati patacche che in realtà non sono così pregiate, magari per pochi millesimi.

L’organizzazione, oltre a sfruttare un buon bagaglio di conoscenze, punta a truffare i negozianti poco esperti, che gestiscono i compro-oro da poco tempo. Solo così infatti si può spiegare una truffa ben congegnata, quasi perfetta. La scoperta del trucco da parte dei carabinieri di Portogruaro risale a qualche giorno fa. Puntuali sono arrivate le verifiche. Già nel 2012 si era presentata alla caserma di via Castion una donna, la referente dei compro-oro della medesima catena responsabile per il CentroNord Italia. La donna, che risiede a Portogruaro, ha raccontato sia il primo sia il secondo passaggio. Un membro dell’organizzazione proponeva la vendita di orecchini, anelli e monili in genere, spacciandoli in oro a 18 carati, ben sapendo che erano inferiori a questa cifra e che avrebbero comunque resistito all’acido nitrico. Infine il secondo passaggio, quello decisivo alla “fonderia” di Castelfranco dove si è scoperto che l’oro comprato era al massimo di 8-10 carati.

Rosario Padovano

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