Troppi reclusi e celle buie: in carcere arriva lo Spisal
VENEZIA. Un medico e rappresentanti dello Spisal (servizio dell’Asl per la sicurezza dei posti di lavoro) in carcere a Santa Maria Maggiore - il 9 giugno, alle 10.30 - per verificare le condizione di detenzione. È la decisione è stata assunta dal magistrato di sorveglianza, nell’ambito del ricorso presentato da un gruppo di detenuti - tramite gli avvocati Barbara De Biasi, Annamaria Marin, Nieri e Enrico Villanova - per denunciare non solo le condizioni di pesante sovraffollamento nelle quali sono costretti a vivere a Santa Maria Maggiore (in un caso, anche al carcere di Treviso), ma anche segnalando la grave mancanza di luce ed aria in celle: le grate rivolte verso l’alto e i vetri opachi determinano condizioni di illuminazione insufficiente, dove si può leggere solo se c’è il sole che illumina le facciate, con luce elettrica accesa sempre e denunciate situazioni di peggioramento della vista per molti detenuti.
Giovedì, l’udienza davanti al presidente Pavarin, che ha disposto il sopralluogo medico legale, per certificare la situazione di grave disagio denunciata dai detenuti. Nel corso dell’udienza - alla presenza anche del procuratore Luigi Delpino, che ha sostenuto le richieste della difesa in ordine a una verifica “sul campo” - l'amministrazione penitenziaria ha presentato una memoria, con la quale spiega di non essere nella possibilità di limitare l'accesso al carcere e di non avere sistemi alternativi per far fronte al bisogno di in spazi: nel caso specifico, inoltre, l’amministrazione del carcere ha obiettato come lo spazio utile vada conteggiato al lordo dei servizi igienici e dei mobili presenti nella stanza e non al netto.
Nella stessa udienza, però, sul punto i legali hanno eccepito come la prima sezione penale della Corte di cassazione - con la sentenza 5728 di dicembre in relazione a un’ordinanza del magistrato di Sorveglianza di padova - abbia ribadito come lo spazio utile debba essere conteggiato al netto degli ingombri di mobili e servizi igienici.
Tant’è, il 9 giugno saranno un medico, personale Spisal, gli stessi magistrati - alla presenza dei legali - a valutare lo stato delle cose. Situazione di pesante sovraffollamento che il Tribunale di sorveglianza di Venezia ha già acclarato in febbraio, con una serie di ordinanze con le quali ha ordinato all’amministrazione penitenziaria di garantire i 7 metri quadrati per detenuto riconosciuti come “minimo vitale” dal Consiglio d’Europa, prevedendo un risarcimento di 100 euro al giorno per detenuto, in caso di mancato rispetto. Santa Maria Maggiore ha “alzato le mani” in segno di resa. Ora la parola passa a medici e Spisal.
Il carcere di Santa Maria Maggiore ha una capienza per 168 detenuti: secondo una ricerca della Fondazione Moressa, a febbraio, le persone detenute erano 253; secondo la rivista Ristretti Orizzonti, a giugno erano 284. L’estate è alle porte, con le sue alte temperature che aggravano ancor più il disagio. La situazione dovrebbe un po’ alleggerirsi con l’ entrata in vigore del decreto “svuotacarceri”, che ha anche diminuito da 6 a 5 anni la pena massima prevista per reati di “lieve entità” legati allo spaccio e alla detenzione di stupefacenti, accanto alla disposizione della Corte Costituzionale che ha ripristinato la distinzione tra droghe leggere e pesanti : per le prime la condanna massima scende a 4 anni. In questi giorni i giudici delle indagini preliminari dovranno scarcerare i detenuti in custodia preliminare per questi reati. Martedì 27, alle 17.30, alla Biblioteca Vez di Mestre, la Camera penale ha organizzato un incontro sul tema “3 mq sotto i piedi: quanto ci costa il sovraffollamento delle carceri?”
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