«Troppi fumi dalle navi, il rischio tumore cresce»
Appello al sindaco e all’Usl 3 per limitare le grandi quantità di polveri emesse. «Occorre un’indagine epidemiologica come quella realizzata a Civitavecchia»
A Civitavecchia, dove esiste il maggiore terminal portuale per navi da crociere d’Italia, una indagine epidemiologica sui rischi sanitari per la popolazione, dovuti alle emissioni di polveri dai fumaioli delle navi, è risultato che «la popolazione che risiede entro i 500 metri dal porto dove transitano e stazionano navi da crociera ha un incremento di mortalità del 31% per tumore al polmone e del 51% per malattie neurologiche».
L’esempio di Civitavecchia. Tant’è che il sindaco di Civitavecchia, Antonio Cozzolino, nell’estate scorsa ha scritto una lettera a tutti i sindaci delle città portuali italiane, sollecitandoli a «chiedere anche loro al governo di attuare al più presto provvedimenti urgenti per ridurre l’inquinamento prodotto dalle navi», sia quelle da crociera che commerciali, sia di traghetti passeggeri che traghetti ro/ro. L’appello di Cozzolino fa riferimento ai dati rilevati dagli esperti dell’associazione Nabu che nel marzo scorso ha rilevato «livelli di particolato ultrafine fino a 140 volte superiori al parametro dell’aria pulita stabilito dalle normative».
L’appello a Luigi Brugnaro. Per ora ha aderito all’appello solo il sindaco di Porto Torres (Sardegna) e per convincere anche il sindaco di Venezia a fare lo stesso il Comitato Grandi Navi ha deciso di scrivere una lettera-appello a tutte le istituzioni locali e nazionali, compresa l’Usl 3 e il Comune, con cui fa presente che a Venezia le distanze tra le zone densamente abitate e il percorso delle navi in transito nel bacino di San Marco e di quelle ormeggiate alla stazione marittima di Santa Marta sono minori di quelle di Civitavecchia. Per questo il Comitato, nella stessa lettera-appello, fa presente che «il sindaco è responsabile per legge della salute pubblica» e per questo chiede al sindaco Brugnaro – che mai si è pronunciato sul problema della grande quantità di inquinamento dell’aria prodotto da navi e imbarcazioni in laguna e il conseguente rischio sanitario per i cittadini veneziani – di promuovere, con l’Uls 3 Serenissima «un’indagine epidemiologica sulla salute dei cittadini in connessione con il traffico portuale ed il traffico acqueo». Al sindaco si chiede anche di promuovere controlli e analisi a tappeto in centro storico sui fumi emessi alla bocca dei fumaioli delle singole navi, come già si fa con quelli delle fabbriche, per misurare tutti gli inquinanti presenti nelle particelle di polveri emesse, compresi Pm10 e Pm 2,5, biossido d’azoto, anidride carbonica, idrocarburi policiclici aromatici, benzoapirene, benzene, metalli pesanti e diossine».
Il Pat disatteso. «A chi l’ha dimenticato, a cominciare dal sindaco Brugnaro» sottolinea Luciano Mazzolin del Comitato No Grandi Navi «faccio presente che il Piano Assetto Territoriale del Comune di Venezia in vigore dal 2012, all’articolo 35 bis dice testualmente che l’amministrazione comunale deve assumere come proprio obiettivo la definitiva estromissione delle navi incompatibili con la città storica e col contesto lagunare».
«Purtroppo sino ad oggi» aggiunge Mazzolin «le amministrazioni comunali che si sono succedute non hanno mai provveduto, come previsto dal Pat, avrebbero dovuto promuovere entro 18 mesi di una serie di studi e rilevamenti di approfondimento sugli impatti ambientali, sanitari, socio-economici, occupazionali per individuare le caratteristiche anche dimensionali incompatibili con il contesto cittadino e col recupero morfologico della laguna di Venezia».
I dati dell’Arpav. Il Comitato fa inoltre presente che in materia d’inquinamento atmosferico esiste lo studio “Apice” realizzato dall’agenzia ambientale Arpav, da cui risulta che «il contributo del Porto all’inquinamento a Venezia è del 31% del totale (la fetta maggiore di emissioni di polveri, anche più del traffico di stradale e industrie) e di questo 31% le navi da crociera e passeggeri contribuiscono per il 12%».
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