«Troppe violenze Bisogna ritrovare rispetto per le donne»
MESTRE. «È essenziale per la nostra convivenza sociale un ritrovato e rinnovato rispetto per la donna». Il patriarca di Venezia, Francesco Moraglia, si è speso, ancora una volta, per il rispetto delle donne. Lo ha fatto ieri sera in un importante passaggio dell’omelia preparata per la veglia diocesana per la vita che c’è stata ieri sera alla chiesa parrocchiale del Cuore Immacolato di Maria, al quartiere Altobello. Dopo aver ricordato l’importanza «di promuovere e custodire la vita», nel passaggio dell’omelia relativo al ruolo della donna, Moraglia ha voluto sottolineare che «non è causa di poca preoccupazione e sofferenza dover constatare, troppo di frequente, come nella nostra societàla donna sia termine di discriminazione o, addirittura, di violenza da parte di chi dice di amarla ma, in realtà, le porta violenza dentro e fuori le pareti domestiche». Nel corso della veglia che ha visto la partecipazione di decine di attivisti dei movimenti per la vita - che si battono contro l’aborto - Moraglia ha difeso, citando ua recente nota dei vescovi del Triveneto, «la specificità assoluta della famiglia» come «unione stabile dell’uomo e della donna» invitando a fare attenzione, sempre citando il documento dei vescovi a non «stravolgere i fondamentali fatti e principi di natura che riguardano i beni della vita, della famiglia e dell’educazione, confondendo gli elementi obiettivi con quelli soggettivi». Davanti agli attivisti delle associazioni per la vita il patriarca Moraglia ha voluto ricordare il progetto Gemma, ideato vent’anni fa per sostenere madri in difficoltà, tentate di non accogliere il proprio bambino. Lo ha voluto fare perché, anche in tempo di crisi, «non è accettabile che una vita umana rischi di non poter venire alle luce solamente perché non ci sono stati gli aiuti economici necessari. Questo, lo ripeto, è inaccettabile sia per la comunità civile sia per quella cristiana». Da qui «l’invito, allora, è di coinvolgere più persone i una sorta di alleanza per la vita; ci si può mettere insieme e partecipare con piccole somme di denaro, una sorta di azionariato diffuso, coprendo, con il contributo di molti, la totalità della quota richiesta a sostegno del nascituro». Un progetto ispirato dalla condivisione che «riveste anche una particolarissima valenza educativa nei confronti del valore intangibile della vita umana; una sorta di “complicità” a favore della vita, a cui possono partecipare giovani e anziani abbienti e meno abbienti secondo le possibilità di ciascuno, una complicità e un’alleanza che creano cultura a favore della vita, a partire dal basso e della condivisione», ha concluso Moraglia, ringraziando i volontari che si impegnano affinché «la vita sia concretamente accolta».
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