«Troppe scarpe fatte all’estero»
STRA. «La filiera della calzatura della Riviera del Brenta dall’inizio di quest’anno a causa della delocalizzazione ha visto nascere all’estero una trentina di aziende che hanno creato fuori dal nostro territorio oltre 600 posti di lavoro. Non è in questo modo che si difende il made in Italy». A fare questa denuncia sono il segretario provinciale della Filctem Cgil, Riccardo Colletti, e il segretario della Riviera e del Miranese Michele Pettenò. I numeri del distretto della calzatura che si snoda a cavallo fra le province di Venezia e Padova sono molto importanti. La Riviera del Brenta si caratterizza per la produzione di calzature di lusso, per donna (95%) e per uomo (5%) delle più importanti griffe a livello internazionale.
Conta 900 aziende che occupano 13.120 addetti; la produzione è di 2 milioni di paia all’anno, esportate per il 90% al’estero con un fatturato in crescita di 1,6 miliardi. «Un rialzo», spiegano i sindacalisti, «che non è indice in alcun modo di crescita del territorio e di sviluppo occupazionale. Questi soldi vengono investiti all’estero per aprire aziende nell’area dei balcani: in Albania, Macedonia, Serbia o Montenegro. Paesi in cui il costo del lavoro è notevolmente inferiore a quello italiano e della Riviera in particolare. Nella metà dei casi gli imprenditori rivieraschi hanno aperto ex novo le aziende, nell’altra metà hanno chiuso la produzione in Riviera lasciando invece qui solo il magazzino con cui vendere prodotti fatti all’estero e spacciati per italiani. Per i sindacati questo va contro al progetto di marchio della calzatura della Riviera che prevede una certificazione del prodotto come italiano e locale , passaggio per passaggio. «Furbizie non ne vogliamo», dice Pettenò, «questi imprenditori non giochino sugli equivoci che danneggiano tutti». Intanto 14 buyers del settore alta gamma luxury provenienti da Giappone, Dubai, Stati Uniti e Canada, sono giunti in Riviera del Brenta la scorsa settimana e per tre giorni hanno incontrato i produttori del distretto, in una serie di workshop che si sono tenuti al Politecnico Calzaturiero di Capriccio di Vigonza. Gli incontri, sono stati organizzati da UniCredit, Acrib in sinergia anche con Padova Promex, hanno consentito di instaurare interessanti relazioni commerciali.
Alessandro Abbadir
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