Trivellazioni in Adriatico comitati ancora in allarme

Chioggia. Con un nuovo decreto il governo estromette le Regioni sulle estrazioni di gas e petrolio in mare. I No Triv: «Vogliono ignorare sentenze e referendum»
CHIOGGIA. Torna l’allarme trivelle in Adriatico. Il governo ha pubblicato il 22 agosto un nuovo disciplinare che estromette le Regioni dalle decisioni su permessi di ricerca ed estrazioni di gas e petrolio, in netta violazione con quanto stabilito dalla Corte costituzionale, con la sentenza 198 del 2017. Il comitato No Triv promette battaglia e invita le Regioni a presentare ricorso, così come già fatto per i disciplinari precedenti. Di certo il Veneto, da sempre in prima linea nell’opporsi alla possibilità di trivellazioni in Adriatico per le ricadute negative di tipo ambientale, turistico e sul comparto ittico, procederà con un nuovo ricorso. La sentenza 198 aveva stabilito che spetta allo Stato, tramite il Ministero per lo Sviluppo economico, adottare le norme che riguardano il rilascio dei titoli per ricerca ed estrazione di gas e petrolio, ma che il tutto deve avvenire sulla base di un adeguato coinvolgimento delle Regioni. Il nuovo disciplinare del governo va però in senso opposto e dispone che il rilascio e l’esercizio dei titoli minerari per la ricerca e l’estrazione di gas e petrolio avvenga senza coinvolgere le Regioni.


«Pur sapendo di non poterlo fare, il Mise ha agito senza tener conto dell’esistenza delle Regioni», spiega Enrico Gagliano, cofondatore del Coordinamento nazionale No Triv, «è un atto gravissimo, il governo evidentemente non ha metabolizzato il risultato del referendum costituzionale e continua a non volersi sedere al tavolo con le Regioni quando si tratta di decidere in tema di energia. Dalle Regioni ci aspettiamo ovviamente una risposta ferma e risoluta. Il nuovo disciplinare riprende i precedenti, su cui già si erano opposte le Regioni. A ogni disciplinare segue un ricorso in cui le sentenze sono sempre le stesse. L’unico caso in cui il governo ha tenuto conto della sentenza della Corte è sul conferimento del titolo concessorio unico (ricerca più estrazioni) su cui le compagnie petrolifere non nutrono alcun interesse». «Il governo decide in solitudine», ribadisce Enzo Di Salvatore, costituzionalista e redattore dei sei quesiti referendari No Triv, «questo modo di fare, del tutto incurante dell’esito del referendum del 4 dicembre 2016 e delle decisioni della Corte, si traduce in uno schiaffo al principio di legalità costituzionale e alla leale collaborazione che dovrebbe regolare i rapporti tra enti territoriali. Nei prossimi giorni analizzeremo punto per punto il nuovo decreto, è già chiaro però che si aprirà un nuovo braccio di ferro tra Stato e Regioni». Per i No Triv la strada è già tracciata, le Regioni dovranno procedere con un nuovo ricorso al Tar del Lazio.


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