Tricolori rubati a San Donà, i ladri sono cinque ragazzi
SAN DONA'. Bandiere tricolori rubate il 25 aprile, trovati i cinque responsabili. Sono due ragazze e tre ragazzi residenti nel sandonatese, due dei quali minorenni. Assieme ai genitori hanno riportato al sindaco le bandiere rubate, una cinquantina complessivamente, la notte che precedeva i festeggiamenti della Liberazione.
Ormai con il fiato sul collo della polizia locale hanno deciso di “consegnarsi” spontaneamente in municipio, accompagnati dai genitori che già li avevano sgridati con severità per quanto avevano fatto. Polizia locale e carabinieri di San Donà stavano portando avanti le indagini dalla sera in cui sono state segnalate le bandiere rubate. È stata dunque una bravata, senza alcun intento politico o tanto meno ideologico. Le videocamere di sorveglianza del Comune li avevano filmati in alcuni tratti di corso Trentin e di piazza Indipendenza. In diversi fotogrammi si vedevano bene tutti, anche mentre uno saliva sulle spalle dell’altro per arrivare ad afferrare le bandiere affisse a pali, lampioni, muri. Prima di ricevere la visita della polizia locale, dunque, hanno ben pensato di presentarsi contriti e a scusarsi tutti assieme nell’ufficio del sindaco. Rischiavano una denuncia furto, danneggiamenti, vilipendio. Ma il sindaco di San Donà, Andrea Cereser, pur colpito dalla gravità dell’atto compiuto, non sembra propenso a punirli con una denuncia e conseguente risarcimento dei danni, quanto piuttosto con una commutazione di pena che serva loro come lezione.
«I ragazzi e le famiglie», spiega il primo cittadino, «si sono scusati sinceramente, ammettendo quella che era nata come una bravata, una ragazzata che poi è degenerata con il furto di tutte le bandiere lasciandosi prendere la mano. Adesso stiamo discutendo con l’avvocatura civica in Comune per capire se possa esserci una forma di risarcimento esemplare, anche perché tutti si sono messi a disposizione per dei lavori socialmente utili e credo abbiano compreso la gravità di quanto commesso e la lezione ricevuta».
Le associazioni combattentistiche e d’Arma, con i loro vertici, si erano unite all’amministrazione comunale nella denuncia pubblica seguita alla scoperta del furto invocando indagini e una pena esemplare per i colpevoli.
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