«Treni in ritardo per far passare le Frecce»

Ennesima denuncia del Comitato pendolari che ha inviato un nuovo dossier alla Regione

QUARTO D’ALTINO. «Non è ammissibile che, con tutti i treni in ritardo, un Regionale sosti per far passare due Frecce. Nelle situazioni di emergenza le precedenze ai treni a lunga percorrenza non devono essere attuate».

I Comitati pendolari di Quarto d’Altino e del Veneto Orientale hanno inviato alla Regione un dossier per documentare la situazione di caos che si è verificata giovedì mattina sui binari della Venezia-Portogruaro. Una concomitanza di guasti che hanno causato soppressioni e ritardi fino a un’ora. «Stando ai dati di frequentazione in possesso della Regione per i treni coinvolti, la situazione di emergenza ha creato disagi ad almeno 1.500 persone», rilevano i comitati. Al di là dei problemi di sovraffollamento e dei ritardi accumulati nel giungere al lavoro o all’università, i pendolari hanno voluto porre l’accento su due aspetti inerenti la gestione dell’emergenza. Il primo riguarda quanto accaduto al Regionale Veloce 2206 (giunto a Venezia con 40 minuti di ritardo), che è rimasto pure fermo più di 10 minuti a Quarto per dare la precedenza a due treni ad Alta Velocità. «Il Regionale in questione era stipato con centinaia di viaggiatori che hanno atteso oltre un’ora un treno che li portasse a destinazione per andare a lavorare o studiare, mentre le due Frecce insieme forse non raggiungevano i cento viaggiatori», scrivono i comitati, «Ancora una volta è mancato il rispetto dei viaggiatori, che si sono visti sbeffeggiati». L’altro tasto dolente riguarda la mancanza di adeguate comunicazioni all’utenza. «Nessuna informazione è stata fornita ai viaggiatori in attesa nelle stazioni: migliaia di pendolari lasciati in balìa di loro stessi alla ricerca di informazioni irreperibili e ritardi che aumentavano sui monitor di 10 minuti in 10 minuti, senza alcun tipo di annuncio sonoro che giustificasse la situazione di emergenza», concludono i comitati nel loro dossier, «Situazioni simili non sono più tollerabili», concludono i comitati dei pendolari.

Giovanni Monforte

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