Tredici medaglie d’onore alle vittime dello sterminio
Quando sono stati liberati dai campi di sterminio non ne hanno più parlato. Hanno raccontato a figli e nipoti pochissimo del loro vissuto e nessuno ha mai osato risvegliare un incubo che ormai apparteneva al passato. Ieri mattina in Prefettura, in occasione del “Giorno della memoria”, sono state consegnate dal prefetto Domenico Cuttaia e dai rappresentanti istituzionali di Provincia, Regione e comuni (per Venezia sub commissario Vito Tatò), tredici medaglie d’onore ai parenti di dodici persone defunte vittime delle persecuzioni naziste e al figlio dell’unico ex deportato ancora vivente, Giovanni Fontolan di Cona, non in sala perché centenario e cagionevole di salute.
La cerimonia è avvenuta in ricordo delle persecuzioni del popolo ebraico e dei deportati militari e politici italiani nei campi nazisti. Tra i ricordi che i parenti custodiscono sopravvivono storie di commovente umanità e, anche se sembra impossibile, anche di amore: «L’unica cosa che sappiamo», hanno detto Luigina Favaron e Manola Garbin, rispettivamente figlia e nipote di Giovanni Battista Favaron di Scorzé, «è che era nel campo di lavoro di Hagen e che ha conosciuto la sua futura moglie proprio là. Si sono spostati non appena liberi, il 10 agosto 1945».
E di amicizia: «Parlava pochissimo di quello che era successo», ha detto Rosalia Greggio di Cavarzere a proposito del padre Rino, deportato in Germania e in Russia, «ma spesso ci raccontava di un episodio. Una volta dovevano marciare in condizioni disumane e chi cadeva veniva fucilato. Mancavano cento metri e lui stava per svenire, ma due compagni lo hanno preso sottobraccio e lo hanno aiutato ad arrivare alla meta e gli hanno salvato la vita. In poche occasioni è venuto fuori che nel suo campo c’erano Folco Lulli e Carlo Antonio Baiardi dell’Orchestra Casadei che, in rarissimi momenti, suonava qualcosa».
Il prefetto Cuttaia ha ricordato la forza di alcuni valori: «Onoriamo i familiari delle vittime», ha detto, «che portano con loro un dolore indelebile. Oggi noi viviamo in una democrazia e dobbiamo ricordarci che alla base di ogni comportamento non possiamo che porre il rispetto. Bisogna avere fiducia nelle istituzioni democratiche, come l’Europa che ci sta salvaguardando dal pericolo di guerra e permette ai giovani di incontrarsi e di rafforzare la partecipazione a un sistema democratico».
In sala erano presenti la classe quinta E del liceo Benedetti con la docente Adriana Andreatta, il presidente della Comunità Ebraica Paolo Gnignati e il rabbino Rav Bahbout che ha anticipato un’iniziativa che intende concretizzare: «Vorrei proporre», ha detto a margine della cerimonia, «che chi vuole adotti un deportato e si faccia carico di studiarne la vita e di portare avanti la sua memoria». Le medaglie sono state assegnate ai parenti di Guido Codato (Venezia), Umberto Ferrarese (Jesolo), Francesco Novo (Caorle) e da Cavarzere Fortunato Crocco, Riccardo Ferrati, Giovanni Pavanello, Ermete Perazzolo, Guido Pilotto, Nello Saltarin e Ferruccio Tarozzo.
Vera Mantengoli
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