Trasparenza Fenice, tutti gli stipendi sul sito del teatro

Operazione-trasparenza sui compensi anche nel mondo delle fondazioni liriche, con la norma resa operativa pochi mesi fa dal ministro dei Beni Culturali Massimo Bray che prevede che escano obbligatoriamente sui siti dei teatri per la prima volta gli stipendio di sovrintendenti, direttori artistici amministrativi e musicali delle 14 fondazioni. Pena, altrimenti, la mancata erogazione ai teatri dei finanziamenti previsti dal Fus, il fondo unico per lo spettacolo.
Non tutti si sono ancora adeguati, ma tra questi c’è già il Teatro La Fenice.
Si scopre così che lo stipendio del sovrintendente della Fenice Cristiano Chiarot è attualmente al quinto posto tra i suoi colleghi, dopo i 507 mila euro annui - tutte le retribuzioni sono al lordo - di Stéphane Lissner alla Scala, i 300 mila di Bruno Cagli (che svolge anche il ruolo di direttore artistico) all’Accademia di Santa Cecilia, i 250 mila euro del giovane sovrintendente dell’Arena di Verona Francesco Girondini e i 187 mila del sovrintendente del Teatro Regio di Torino Walter Vergnano.
Chiarot arriva a 167 mila euro, con uno stipendio certamente cospicuo, ma inferiore, per fare un esempio, a quello del direttore generale del Comune Marco Agostini, che sfiora i 185 mila euro.
Spicca, invece, tra i direttori artistici - fino a questo momento - proprio quello della Fenice Fortunato Ortombina, che arriva a 165 mila euro (sempre lordi) precedendo Paolo Gavazzeni dell’Arena (98 mila), Fulvio Macciardi di Bologna (97 mila euro), e Alessio Vlad dell’Opera di Roma (95 mila), ma spende certamente più di tutti Santa Cecila che divide la competenza in tre diverse figure.
Tra i direttori musicali, colpisce, invece, ma all’inverso, la modestia dello stipendio del direttore principale della Fenice - pur non dipendente ma lavoratore autonomo – il venezuelano Diego Matheuz, con una retribuzione fissa di 43 mila euro, a cui va però poi aggiunto il compenso a concerto.
Contro, ad esempio, i 150 mila euro percepiti da Antonio Pappano, direttore musicale di Santa Cecilia, o i 112 mila di Daniel Barenboim alla Scala, anch’essi però poi retribuiti in modo aggiuntivo - e a caro prezzo - per ogni concerto diretto. Sempre per quanto riguarda il teatro veneziano, non è lontana dalla retribuzione di Chiarot quella del nuovo direttore marketing e commerciale Giampiero Beltotto, retribuito con circa 140 mila euro annui, più premio a risultato.
Un ruolo spesso non coperto in altre fondazioni liriche - c’è ad esempio al San Carlo di Napoli, con Emmanuela Spedaliere che percepisce 100 mila euro - forse perché in parte assorbito dallo stesso sovrintendente. Tra i direttori del coro, in testa ci sono Ciro Visco di Santa Cecilia con 166 mila euro e Bruno Casoni della Scala, a quota 143 mila, mentre quello della Fenice, Claudio Marino Moretti si ferma a 125 mila euro.
E il direttore amministrativo del teatro veneziano Mauro Rocchesso, con i suoi 113 mila euro annui, è molto al di sotto di colleghi come Maria Di Freda della Scala (270 mila euro) e Catello De Martino dell’Opera di Roma (180 Mila) e più o mmeno in linea con la retribuzione degli amministrativi del Massimo di Palermo e di Santa Cecilia. E il direttore del personale della Fenice Giorgio Amata, con i suoi 90 mila euro annui, prende esattamente la metà della retribuzione del suo collega dell’Opera di Roma Catello De Martino. Incarico gratuito invece per i consiglieri di amministrazione della Fenice.
Enrico Tantucci
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