Trasferimenti di beni dal Demanio arrivano 19 “no”
VENEZIA. Sono 52 i beni demaniali che lo Stato ha accettato di passare in proprietà al Comune di Venezia, ma si tratta per lo più di terreni e immobili, per i quali per altro solo per 18 il Comune ha già perfezionato le delibere che ne sanciscono l’acquisizione. L’Agenzia per il Demanio ha pubblicato il suo report sull’applicazione della legge 69/2013, con quell’articolo 56 noto come “federalismo demaniale”: ben diciannove - alcuni dei quali alquanto pesanti - i “no” dello Stato alle richieste al Comune di Venezia, tra i quali il blocco delle “casermette” dell’Arsenale, gli impianti sportivi di Sacca San Mattia a Murano, l’isola di San Biagio, Piazza Barche e una parte dei cantieri navali della Giudecca, che il Demanio marittimo intende tenere per sé e per i quali il Comune ha già presentato ricorso, con istanza di riesame in corso.
I beni già acquisiti. Tra i beni per il quali si è concluso l’iter e sono già stati trasferiti al patrimonio del Comune ci sono quelli di minor rilevanza dell’intera partita, tranne alcuni casi come i reliquati ferroviari di Mestre, i Giardini della Marinaressa in Riva degli Schiavoni, il Molo dell’isola del Tronchetto. Poi terreni a Burano, Pellestrina e Alberoni, l’ex caserma della guardia di finanza a Sant’Erasmo e l’ex caserma artiglieria a Pellestrina, l’ex campo di aviazione di Campalto, quattro negozi ex casa per senza tetto al lido.
Pareri positivi. il Demanio ha detto “sì” alla cessione di altri beni - nel complesso sono 34 - per i quali, però, non ci sono ancora le delibere consiliari di acquisizione: un’area cantieristica della Giudecca, l’ex forte Morosini, la spiaggia degli Alberoni-Lido, la sede viaria di Viale San Marco, forte Bazzera, ex-panifici militari-Palasport Arsenale, piazzale Ravà al Lido, un terreno lungo il Canal Grande a Cannaregio, l’ex forte Rocchetta agli Alberoni, l’ex caserma di cavalleria al Lido, le casse di colmata E e B.
I “no” dello Stato. Alcuni rifiuti suonano clamorosi: l’isola di San Giorgio, la caserma Pepe al Lido, l’ex ricevitoria di Fusina, Forte Cosenz, l’isola di San Giacomo in Paludo, il monastero delle suore di Carità, la stessa isola della Certosa (che pure lo Stato ha messo all’asta, salvo poi annullarla): nel report alla voce «motivazione mancato accoglimento», la dicitura di beni a «destinazione storico artistica» e come tali non rientranti nella procedura del federalismo demaniale. «Sono beni che abbiamo anche inserito anche nel tavolo di trattativa con la Regione per la loro valorizzazione», osserva Luigi Bassetto, il dirigente del Comune che negli anni ha seguito la partita, «presentando osservazioni sul fatto che per alcuni, come l’isola di San Giorgio o Punta della Salute, la valorizzazione è già stata effettuata, mentre per altri, come Palazzo Ducale, non possa essere privilegiata la destinazione statale di una piccola parte, che manterrebbe le sue funzioni, rispetto all’utilizzo comunale attuale». Tra i beni dei quali lo Stato ha negato la cessione anche l’ingresso dell’aeroporto Nicelli (ministero della Difesa) e Sacca Sant’Alvise (Demanio Marittimo).
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