«Trapianti da vivente, la strada migliore»

Il professor Rigotti, direttore a Padova: «In America è una cosa frequente, qui stiamo crescendo»

PADOVA. Il professor Paolo Rigotti è il direttore operativo del centro trapianti di rene e pancreas dell'ospedale di Padova. 25 anni fa era negli Stati Uniti a Houston per studiare queste operazioni nel Paese più all’avanguardia, ed è stato uno dei pionieri in Italia nel portare queste nuove competenze in sala operatoria. «Oggi il nostro Paese è ancora molto indietro per quanto riguarda i trapianti di organo da donatore vivente. Negli Stati Uniti la percentuale dei trapianti di questo tipo è del 50 per cento, in Italia siamo solo al 10 per cento. Il trapianto da donatore vivente rende tutto più facile e veloce, anche perché in caso contrario, le attese di un organo da una persona deceduta sono nell’ordine dei tre anni. Si accorciano dunque i tempi, esiste un rapporto di fiducia tra donatore e paziente, o come in questo caso d'amore, che è il sentimento più forte e importante nella vita».

Le strutture sanitarie di Padova stanno compiendo notevoli passi in avanti anche nella sensibilizzazione a questo tipo di donazione tra viventi. «Dobbiamo dire che a Padova stiamo crescendo molto», spiega il dottor Rigotti, «e se la media nazionale è del 10 per cento, di trapianti da donatore vivente, qui siamo già attorno al 20. La nostra azienda sanitaria ha lavorato molto per la sensibilizzazione dei cittadini e anche l’informazione su questo genere di operazioni per sviluppare una vera e propria cultura della donazione dai viventi. Spesso la donazione avviene tra marito e moglie e la maggior parte delle volte siamo davanti a mogli che donano il rene al marito.

Dati che possono cambiare con il tempo. «L’importante è che si sappia che la donazione del rene non comporta problemi per chi ha donato», conclude il medico, «si può vivere tranquillamente con un solo rene e senza disagi, se non quello di sapere che si ha appunto un solo rene nel proprio corpo». (g.ca.)

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