In tutto il mondo, le vecchie aree portuali vengono dismesse, riutilizzate e integrate alle città e le attività portuali si sviluppano allontanandosi (vedi Amsterdam, Londra, New York …). Anche a Venezia, su richiesta della popolazione, l’Amministrazione ha elaborato nel 1989/’90, e finalmente approvato dopo un decennio, questa prospettiva nel nuovo Piano regolatore. Il Piano oggi vigente prevede la dismissione delle aree portuali di San Basilio e Santa Marta, la “demolizione senza ricostruzione della Stazione passeggeri”, la “rimozione dei collegamenti ferroviari e carrabili”, conservando tuttavia “la possibilità di attracco delle navi” (compromesso provvisorio in attesa di evoluzioni). Il quartiere si apre verso il canale della Giudecca, le aree e i volumi vecchi e nuovi vengono destinati a piazza, verde pubblico, darsena, servizi e attrezzature urbane (standards), abitazioni e uffici. Nel tempo alcuni impegni sono stati realizzati: abbattuto in parte il muro di cinta, costruite le scalinate di accesso verso il canale, riusati dalle Università parte dei magazzini dismessi. Ora però una delibera degli assessori alla Mobilità e all’Urbanistica, per ottenere dall’Autorità portuale il passaggio del tram fino a San Basilio, propone al consiglio comunale (all’insaputa della popolazione) di cancellare in un sol colpo tutte le norme citate, risultato di decenni di impegni sociali, politici e amministrativi. Una totale inversione di strategia. Le aree e i volumi per i servizi e le funzioni per la città vengono cancellati. La vecchia Stazione passeggeri non viene demolita ma risistemata con un “project financing” (attività turistico-commerciali) e i nuovi volumi previsti dal piano saranno usati per realizzare un “nuovo terminal passeggeri” a Santa Marta con a fianco un parcheggio. Il Porto richiede anche il cambio d’uso di tre edifici dismessi a San Basilio (previsti per l’ampliamento del polo universitario) con “l’inserimento di funzioni urbane per una valorizzazione degli immobili finalizzata a garantire la sostenibilità economica dei propri interventi”. Il Porto sembra aver rinunciato ai collegamento su binari dalla Marittima, nel molo di Levante, con i servizi ferroviari e del sistema metropolitano regionale, collegamenti previsti a suo tempo. Ritiene ora che la linea del tram offre “un servizio di collegamento del terminal passeggeri”, che “il tram è un importante elemento di servizio anche ai fini portuali” e che “riqualifica l’area portuale”. Potrebbe allora contribuire a dismettere le aree dal demanio portuale per attribuirle alla città (vedi norme del Palav e interrogazione parlamentare del senatore Casson ancora senza risposta). Potrebbe comunque almeno contribuire alla spesa per la sua realizzazione e invece la delibera prevede che il Comune paghi un canone confessorio di ben 150 mila euro all’anno per la concessione del passaggio sull’area. Senza alcuna connessione con il tema tram, inoltre la delibera si permette di alterare le norme dell’area “ex Magazzini frigoriferi” (aumentando le altezze massime e sopprimendo l’obbligo di una fondamenta) e di separare l’ambito di pianificazione dell’area ex Italgas dalla Scomenzera rendendo impossibile di fatto la progettazione unitaria dei nuovi percorsi pubblici e del nuovo canale previsto da Santa Maria Maggiore alla Scomenzera. Forse, anche per non stravolgere la faticosa storia della pianificazione e gli impegni decennali presi con la popolazione questa delibera va fermata in attesa, fra qualche mese, di un governo più disponibile agli interessi della città. |