Tram a Mestre, uno su quattro sale e non timbra
MESTRE. La signora con i capelli rossi sale sul tram, timbra il biglietto e guarda due ragazzi che si sono seduti senza obliterare. «Ecco», commenta la donna, «viaggiano sempre gratis, non pagano mai». Eppure, seguendo il percorso che da Mestre porta a Favaro e poi indietro, fino a Marghera, pare proprio che i “portoghesi” si nascondano dietro a qualsiasi identikit: lo scroccone italiano e quello straniero, il passeggero giovane e quello più anziano, il signore elegante e quello con la tuta. Insomma, l’evasione, più o meno percepita, è ormai salita sul siluro rosso, anche se i dati di Actv parlano di una situazione totalmente sotto-controllo se non addirittura fisiologica. Nel nostro viaggio pomeridiano che ieri da piazzale Cialdini ci ha portato prima a Favaro e poi a Marghera, solo un passeggero ogni quattro ha timbrato il biglietto o l’abbonamento. «Si presume che più di qualcuno, soprattutto anziano, non sia a conoscenza dell’obbligo di convalida dell’abbonamento stesso», spiegano da Actv, «per questo sembra che molti non timbrino».
Al di là di tutto, però, sul tram i portoghesi sono tanti. L’azienda di trasporti rivela che nel periodo compreso fra il primo gennaio e il 30 settembre, sono circa 7 ogni 100 i passeggeri del tram trovati senza biglietto, una cifra in crescita rispetto all’anno prima, conseguenza però dell’utilizzo sempre più massiccio del mezzo. Ma quanto controlli vengono effettuati? Tanti, a quanto pare. Nel solo mese di settembre sono stati controllati 38mila e 500 utenti nella rete urbana - che comprende anche gli autobus - e di questi 1.834 erano senza biglietto.
I controllori, che dopo una breve affidamento a una ditta esterna sono tornati a essere i dipendenti dell’azienda, ammontano a 70 unità ma fra sei mesi diventeranno 90. Insomma, la situazione è monitorata, eppure sembra che molti ne approfittino. «Sono spesso gli stranieri quelli che non timbrano», insiste la signora con i capelli rossi, «l’altra volta ho fatto un commento a voce alta nei confronti di alcuni di loro che si erano seduti senza obliterare, l’autista mi ha invitato a tacere, spiegandomi che qualche tempo prima quelle stesse persone avevano picchiato un controllore». L’esperienza del viaggio sul tram descrive una realtà molto più complessa. Il “portoghese” non segue un preciso clichè. Nel tratto da Mestre a Favaro salgono molte persone anziane, metà timbrano e metà no. Al ritorno il numero di utenti si infittisce, e aumenta l’evasione. Ci sono i teenager che entrano, si guardano attorno circospetti per scongiurare controlli, e poi si siedono senza timbrare, mamme con figli che si tengono ben lontani dall’obliteratrice, persone in giacca e cravatta che cercano un posto e si accomodano senza sognarsi di timbrare. Avvicinandosi verso Marghera aumenta il numero di cittadini stranieri. «Avete visto?», chiede Anna Marchi, pensionata mestrina che sale sul tram tutti i giorni, «non ho mai visto nessuno di loro obliterare il biglietto. Probabilmente sono convinti che si viaggi gratis». «Ci credo» le fa eco l’amica, Maria De Nardi, anche lei pensionata, «finché non ci sono controlli, qui si può fare ciò che si vuole». È una fotografia che hanno scattato anche quelli dell’Actv, e che si può modificare solo con l’educazione più che con le sanzioni. C’è chi non sa, chi sa ma non ha i soldi, e chi sa ha i soldi ma non paga. Chi timbra regolarmente il proprio biglietto si sente “stupido”. «Mi sembra di essere in torto», commenta il signor Mario che di mestiere fa l’impiegato, «io non ho l’auto e mi muovo sempre in tram, comprando sempre un carnet da dieci biglietti. Ma certe volte sono l’unico a timbrare. Sono forse il più fesso di tutti?». Se la domanda è rivolta ai tanti “portoghesi” del tram, la risposta non può che essere una e affermativa.
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