Tragedia al largo: sub scompare in un relitto

Una immersione collettiva si è trasformata in tragedia all'interno dello scafo della nave Evdokia, che giace sul fondo a 7 miglia da Chioggia. Squadre di soccorso alla ricerca di un istruttore subacqueo di 34 anni
Sub dei vigili del fuoco in azione al largo di Chioggia
Sub dei vigili del fuoco in azione al largo di Chioggia

CHIOGGIA. Tragedia al largo di Isola Verde. Sono ormai esaurite le speranze di ritrovare in vita un istruttore sub vicentino di 34 anni, Giovanni Pretto, di Valli di Pasubio, che si è immerso a sei miglia dalla costa per ispezionare il relitto dell’Evdokia, e non è più riemerso. I compagni del diving Isamar hanno dato l’allarme alle 17 e da allora sono in corso le ricerche, purtroppo senza esito. Due squadre di sommozzatori dei vigili del fuoco di Venezia e una di Vicenza e il personale della Capitaneria di porto hanno setacciato per tutto il pomeriggio e la serata i fondali alla ricerca dell’uomo. Le speranze di ritrovarlo in vita diminuiscono con il passare del tempo. Doveva essere un’uscita di gruppo per trascorrere qualche ora in compagnia approfittando di una giornata soleggiata. Alle 17 però il gruppo di sub decide di rientrare e ritornando a galla scopre che manca un compagno. Scatta immediatamente l’allarme. Sul posto arrivano i sub dei vigili del fuoco di Venezia con l’elicottero Drago 80 da cui si lanciano in acqua due sub, una seconda squadra arriva poco dopo in gommone. Esce subito anche la motovedetta dalla Capitaneria di porto che in piazza Vigo carica il personale medico e infermieristico del Pronto soccorso, per intervenire immediatamente in caso di recupero del giovane. Al gruppo di ricerche si aggiunge verso le 19 anche il nucleo sommozzatori dei vigili del fuoco di Vicenza. La prima immersione verso le 18 si conclude con esito negativo. Il sospetto è che il giovane, un trentenne vicentino del club diving di Isamar, sia entrato dentro l’Evdokia e vi sia rimasto intrappolato. Non sarebbe peraltro la prima volta che una visita dentro il relitto si trasforma in tragedia.

Di solito i sub fanno immersioni in coppia, a meno di entrare in un relitto, dato che il fango depositato sulle pareti può trasformarsi con un semplice colpo di pinna in sospensione, una "nebbia" impenetrabile che può fare perdere l'orientamento. Pochi anni fa, in un episodio simile, ha perso la vita un sommozzatore di Chioggia. Per questo a poppa della nave è stata fissata la statua sommersa della Pietà, statua che ogni anno viene disancorata e ripulita dai sub di Chioggia in onore dell'amico scomparso. Il giovane si era avventurato all'interno del relitto ma perse l'orientamento a causa del sedimento. Il suo corpo venne ritrovato da una squadra di soccorso partita dal lido nel locale antistante la sala macchine.

 Il mercantile, affondato nel 1991, sta collassando progressivamente. Pochi mesi fa una ragazza è stata salvata in extremis dopo essersi impigliata. «E’ una tragedia annunciata», spiega il presidente dell’associazione Tegnùe onlus, Piero Mescalchin, «purtroppo temevo che da un giorno all’altro potesse capitare una cosa del genere. Immergersi nell’Evdokia è estremamente pericoloso. La visibilità è ridotta, il relitto è collassato e si rischia che possano cadere addosso parti in qualsiasi momento, ci sono cavi e lamiere sporgenti, si può rimanere impigliati con facilità senza riuscire più a liberarsi. Senza contare la melma, non appena ci si muove dentro la visibilità diventa impossibile e si perde l’orientamento. Sicuramente si tratta di un sub esperto perché di sicuro un sommozzatore alle prime armi non si avventurerebbe mai dentro lì, ma tutta l’esperienza del mondo non basta perché lì davvero le condizioni sono all’estremo. Temevo che succedesse e in effetto è successo. Pochi mesi fa una ragazza è rimasta impigliata e è stata salvato per un pelo dai compagni».

Le ricerche sono continuate per tutta la notte, non senza problemi a causa delle condizioni di visibilità e della difficoltà nei collegamenti radio tra le forze dell’ordine intervenute. «Non è facile nemmeno per i soccorsi entrare lì e cercare il disperso», spiega Mescalchin, «rischiano gli stessi problemi dei sub, finendo per rimanere intrappolati anche loro».

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